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Facultatea de Istorie - Universitatea Alexandru Ioan Cuza

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LO STILE MUSICALE DI ORAZIO<br />

Esisteva quindi una musica sentita come romana, ma non certo negli<br />

elementi strutturali e nella prassi esecutiva, che erano comunque di provenienza<br />

ellenistica; essa però, potremmo affermare, era dotata di quelle componenti<br />

morali di serietà, di raffinatezza, di austerità, di semplicità melodica<br />

e timbrica che la ren<strong>de</strong>vano adatta ad esprimere i valori ed i caratteri romani,<br />

tanto da farla sentire ormai intimamente latina. Romanamente severe e ispirate<br />

furono sicuramente le due esecuzioni <strong>de</strong>l Carmen Saeculare di Orazio, il quale<br />

probabilmente le diresse nelle due cerimonie che ebbero luogo sul Campidoglio<br />

e sul Palatino, alla presenza di Augusto, il 3 Giugno <strong>de</strong>l 17 a.C., con<br />

la presenza di un coro di cinquantaquattro voci miste, ventisette fanciulli ed<br />

altrettante giovinette, accompagnati da un’orchestra di tibie e strumenti a<br />

corda 33 . Lo stesso poeta, a quanto pare, preparò l’esecuzione, facendo da maestro<br />

di coro ai giovani impegnati nelle realizzazione musicale <strong>de</strong>lle strofe <strong>de</strong>l Carmen;<br />

proprio ad una sorta di prova musicale di questo componimento potrebbe<br />

riferirsi una <strong>de</strong>lle sue più note odi (4, 6), in cui Orazio sembra impartire ad<br />

un coro di giovani esplicite indicazioni ritmiche sull’esecuzione di un metro<br />

comunque di stretta <strong>de</strong>rivazione eolica (strofe saffica), nonostante il Carmen<br />

fosse <strong>de</strong>stinato alla celebrazione di un evento religiosamente latino: Lesbium<br />

servate pe<strong>de</strong>m meique / pollicis ictum (v. 35). Non è l’unico esempio: il poeta<br />

poteva inoltre tranquillamente dichiarare nell’o<strong>de</strong> che celebrava l’era di Augusto:<br />

virtute functos more patrum duces /Lydis remixto carmine tibiis / Troiamque<br />

et Anchisen et almae / progeniem venetis canemus 34 , e nell’epodo 9 (v. 6)<br />

affermare la scelta per il suo canto <strong>de</strong>lla dorica lira (lyra Dorium), indicando<br />

così due precisi modi musicali, il lidio e il dorico, <strong>de</strong>rivanti dalla più pura<br />

tradizione esecutiva greca. In <strong>de</strong>finitiva, Orazio propen<strong>de</strong>va per una produzione<br />

musicale che si richiamasse ad un’antica austerità, a quella „piacevole severità”<br />

<strong>de</strong>lle melodie di Livio Andronico e Nevio, come aveva appunto affermato tempo<br />

prima Cicerone; a ben ve<strong>de</strong>re, anche i due arcaici autori probabilmente si<br />

rifecero a mo<strong>de</strong>lli musicali di provenienza ellenica.<br />

La musica <strong>de</strong>lle monodie euripi<strong>de</strong>e, straordinario elemento di connotazione<br />

espressiva di situazioni drammatiche, emozioni e passioni fu probabile fonte<br />

d’ispirazione per le parti cantate (cantica) che nel più antico teatro latino si<br />

alternavano alla recitazione; sappiamo che le arie di Euripi<strong>de</strong>, compositore<br />

particolarmente ammirato, perdurarono nella memoria collettiva e soprav-<br />

33 E. Paganuzzi, Voce Musica Romana, in Enciclopedia <strong>de</strong>lla Musica, Milano, 1972.<br />

34 Hor. carm. 4, 15, 30 „Canteremo come i nostri avi, in un inno che si accompagna<br />

al flauto lidio, i condottieri vissuti per la patria e Troia, Anchise e i discen<strong>de</strong>nti di<br />

Venere feconda” (trad. M. Ramous, Milano, 1988, 279).<br />

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