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Facultatea de Istorie - Universitatea Alexandru Ioan Cuza

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204<br />

Francesco SCODITTI<br />

Tutto questo ci spinge a ipotizzare, almeno da Augusto in poi, l’esistenza<br />

o il recupero di uno stile musicale latino, un repertorio romano di cui,<br />

purtroppo, non è pervenuta alcuna traccia scritta.<br />

C’è un aspetto che in ogni caso va tenuto presente: spesso i richiami<br />

letterari a una produzione musicale latina fanno comunque riferimento all’esecuzione<br />

di tale repertorio con strumenti a corda, strumenti di chiara origine greca e<br />

introdotti a Roma in seguito all’espansione politica <strong>de</strong>l III secolo a.C. 8<br />

Orazio non parla mai di complessi, di orchestre, come le eterogenee formazioni<br />

romane legate al pantomimo, che pure fu espressione tipica di una<br />

cultura scenografica <strong>de</strong>llo spettacolo, bensì <strong>de</strong>l semplice canto, o meglio, <strong>de</strong>lla<br />

poesia lirica accompagnata da uno strumento, quella in cui probabilmente il<br />

poeta stesso eccelse, <strong>de</strong>finibile, se vogliamo, una forma di musica domestica 9 .<br />

Quali erano, allora, le caratteristiche di questa produzione musicale<br />

intimamente latina? E’ evi<strong>de</strong>nte che, non esistendo più una sola nota, l’unico<br />

percorso a noi possibile è quello letterario. Un grammatico antico si esprime<br />

così sul metro lirico: quod ad modulationem lirae cithaeraeve componitur,<br />

sicut fecit Alcaeus et Sappho, quos plurimum est secutus Horatius 10 , una<br />

poesia, quindi, che necessitava di un sostegno melodico, ad imitazione di<br />

quella <strong>de</strong>i poeti eolici. Lo stesso Orazio, parlando <strong>de</strong>ll’originalità <strong>de</strong>lla sua poesia<br />

lirica, afferma non ante vulgata per artis / verba loquor socianda chordis 11 .<br />

Questo chiaramente non significa che tutti i testi oraziani fossero sicuramente<br />

cantati; con più probabilità, molti <strong>de</strong>i carmi di Orazio preve<strong>de</strong>vano una triplice<br />

possibilità: canto, <strong>de</strong>clamazione su accompagnamento strumentale e pura<br />

recitazione. E’ comunque improbabile che le antiche melodie di Lesbo fossero<br />

giunte con esattezza fino ai tempi <strong>de</strong>l poeta. Di certo Orazio posse<strong>de</strong>va<br />

una buona competenza musicale di base; è difficile ipotizzare che suonasse<br />

qualche strumento, poiché, com’è noto, la pratica esecutiva, almeno ai suoi<br />

tempi, era riservata a schiavi, a professionisti, di origine per lo più orientale,<br />

inten<strong>de</strong>ndo „cantare tramite uno strumento”. Vedi E. Peruzzi, La poesia conviviale di Roma<br />

arcaica, in PP, 18, 1993, 332-373.<br />

8 Tito Livio (39, 6, 8) individua una data precisa per tale avvenimento, il 187 a.C.,<br />

quando Cn. Manlius Volso fece venire nella capitale, in occasione <strong>de</strong>l suo trionfo sui Galati<br />

<strong>de</strong>ll’Asia minore, citariste ed arpiste (psaltriae sambucistriaque).<br />

9 Ricordiamo le tante amiche musiciste <strong>de</strong>l poeta, Tyndaris (carm. 1, 17), Licymnia<br />

(carm. 2, 12, 13), Neaera (carm. 3, 14, 21), Chloe (carm. 3, 9, 10), Chia (carm. 4, 13), personaggi<br />

<strong>de</strong>lle sue odi, invitate nella sua casa per cantare o suonare.<br />

10 Gramm. 6, 50, 25 Keil. Il Pöhlmann ha <strong>de</strong>finitivamente individuato questo grammatico<br />

nella figura di Aftonio, op. cit., 134-140.<br />

11 Hor. carm. 4, 9, 4 „Io dico parole, mai prima diffuse, <strong>de</strong>stinate ad essere cantate<br />

con accompagnamento di strumenti a corda”.

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