Il Museo capitolino - Warburg Institute

cr Noi abbiamo spesse volte fatto notare lo spiiito
« d'imitazione che in certa qual maniera sembra
« essersi perpetuato presso gli antichi nelle scuole
« dell' arte , il quale spirito, sempre diretto dal sa*
« pere e dal gusto , non solo non ritardò i prò-
« gressi degli artisti , ma contribuì possentemente
« a portare le opere loro al più alto grado di
« perfezione. ^
« La statua di Venere che noi prendiamo ad
« esaminare , richiama, in un colla Venere de' Me-
« dici, la graziosa positura della Venere di Guido ( i ),
« e partecipa assaissimo dell' una e dell' altra , ab-
« benché questa sia differente per alcune piccole
« modificazioni , sia nel movimento che nell' aiteg-
« giamento, e più ancora per il carattere delle sue
« forme.
« L' espression del pudore è più marcata, e ,
K oso anche dire , più evidente in questa figura
« che nelle altre due soprindicate. I^a lieve in -
« clinazione del corpo , per cui sembra che la
« Dea voglia togliere allo sguardo altrui il più pos-
te sibilmente alcuna parte del suo bel corpo , pie-
ce gandolo alquanto sopra sé stesso (2), s'accorda
(i) « Noi abbiamo molte statue antiche, le quali sono
« certamente riconosciute per copie della Venere di Gni-
« do. Ciascuno poi Tarassi un' idea di questa positura ,
« osservando le medaglie battute in quella città della Ca-
« ria. Vedasi 1' opera : Pierres gravées du Cabinet (T Or-
ti léaiis , voi. I, tav. 01, pag. i55, 1^0 j eà il Museo Pio'
ti dementino f voi. 1, pag. 18^ gS. »
(2) « Questo movimento fu indicato da Ovidio con gran-
« dissima eleganza coli' epiteto di Semìreducta. V. De Arte,
« lib. 11^ Y. 6i4- "