Il Museo capitolino - Warburg Institute

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raasio (i), che vale sedere a tavola; e allora i
Latini gli appellavano accubita , ovvero stibadia ,
onde presso Pollione (2) troviamo accubitaLia Cj^
pria , se pur qui non s' intenda per quei tappeti
che ricoprivano questi lettucci. Esichio chiaramente
spiega: Spópog dvdxl^iroc; ^ifppoc , perchè capace
di due persone : Lampridio parlando d' Elagabalo
dice: Nec ciibuit in accubitis fac'le, nisi iis
quae pilum leporinum haberent^ aut pliimas per-
dicum ; il qual materassiuo si scorge in amendue
questi letticciuoli.
Che gli antichi stessero in questa positura , quasi
sedenti , quando facevano gli anniversari o i fu-
nerali de' loro defunti , pare che si deduca da
Tibullo (3), che cantò:
Illius ad tuìnulum fagiani , supplexque sedebo j
e tenta di provarlo anche Giuseppe Laurenzi (4),
ma con argomenti che non mi paiono molto con-
vincenti , come dall' essere il sepolcro chiamato
sedes f etc. Si facevano dunque queste cene (dette
anche parentalia^ justa, sepulchralia , inferice,
pollinctura ) o nell' atto di dar sepoltura al cada-
vere , o nel rinnovarne la memoria particolarmente
dopo nove giorni , come dice Apuleio (5) ; Jamque
(i) Salmasio ^ sopra Sparziano ; Viig.^En. ^ 1. i, v. no2.
(li) Pollion. , in Claudio^ n. i^.
(5) Tibull. , lib. 2 j eleg. n.
(4) Giusepp. Laur. , De funerib. antiq. , cap.^ i.
(5) Apul. ^ Metani. , lib. 9, p. 299.
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