Il Museo capitolino - Warburg Institute

ii8
« queir artista nell' espressione, volle a lui prevalere
i< nel carattere della bellezza che diede alla sua
K figura. Prassitele nella sua imitò le belle forme
c< di Frine (i): ci è ignota in vece la bella che
tf servì di modello all' autore della Venere del
« Campidoglio : è però impossibile il non travedere
« in quest' opera l' imitazione di un modello vivo
« scelto fra i più perfetti, e non esente, ciò nulla
« ostante , da qualche particolare imperfezione.
(c Cleomene , rappresentando Venere nella sua
« freschezza originale , slanclossi al di là dei li-
« miti ordinari della natura; le forme da lui date
« a Citerea offrono dei contorni così puri, e tanta
« eleganza e nobiltà, che non si potrebbero con-
te frontare che colle sublimi fattezze dell' Apollo
« Pizio. I due artisti che 1' aveano preceduto rap-
« presentarono nelle loro Veneri , donne di per-
« fetta bellezza : Cleomene sembra che abbia co-
« nosciuto le stesse divinità.
« Ma se 1' autore della Venere del Campido-
« glio non diede a questa statua il sublime carat-
« tere che ci sorprende nelle forme della Ve-
« nere de' Medici , egli ha forse superato tutti gli
«antichi e moderni statuari nell' imitazione non