Il Museo capitolino - Warburg Institute

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sigTììficatam. Sed et a Venere mittuntur^ quia
AMOR DiviNORVM eximìus ALis prcGstat alimenta,
quihiis suhrigimur , et in Deuni transiinus. Si
poirebbe forse anche dire che in questa gioia si
denotasse che la Venere detta era rò'r^^oi;^ cioè vol-
gare^ e presa da Platone per l' amore lascivo e
corporale, col suo fuoco impuro brucia le ali al-
l' anima , cioè le caccia via il naturale istinto d' al-
zarsi al cielo , e d' amare quelle cose belle , per-
chè , come dice il Ficiao (i); IncLinatio vege-
talis naturce intenditur ad corporea gubernan da,
e allora animus fractis jam alis in elementa de-
scendere Pjthagorici putant. In una geumia del
Museo Fiorentino (2)
si vede Cupido che cerca con
lina lanterna la sua amante , per denotare che, ol-
tre queir amor universale ammesso da Platone , es-
sendoci r amore particolare , che spetta a ciascuna
anima, come spiega distesamente Plotino (5), e que-
sto essendo doppio , cioè celeste e terreno , il primo
viene dalf alto , e va in cerca di essa anima,
che da per sé non cercherebbe di lui. I filosofi dis-
sero che Amore era un Dio, o un demone o
una passione: Ilspì èpoxoQ ccórepa, ^éoc; tic; i} Bai-
pov ì'i "jta.^OQ ri TflQ ipvy^riQ. 't} ò fxh '^p.óc riz ij
daiy.Q\\ TÒ dà ri Ttaì crà^oQ: E da considerare
se V Jmore sia un Dio, un demone o una pas-
sione deW anima y o parte Dio ^ o demone o
(1) Marsilio Ficin. , sopra il Fedro, cap. 2.
(•2) Mus. Fiorent. , toni, i
, tav. 82.
(5) Ploiin., Ennead. 5^ lih. 5^ cap. 4.