Il Museo capitolino - Warburg Institute

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sopportare in pace la perdita d' un fij^Uiiolo, fa
coulemplare la povera Niobe. Ecco le sue parole
conservateci da Ateneo (i):
ledvr^HS ró crai(; ; il ISió'ìvi ìesHFV^iKE,
Ohiit libi filiiis ? Niobem respice.
Essendo dunque così celebre questo fatto , non è
maraviglia che tante volte fosse espresso dagli
antichi artefici. Già al)biamo veduto che era slato
scolpito in quella grotta dietro al teatro d'Atene.
Plinio (2) p(à ci dice die tutta questa favola si
vedeva rappresentata in marmo nel tempio d'Api)llo
Sosiano. L' opera era bella , ma non si sapeva chi
ne fosse stato V autore. Altri dicevano che era
di Scupa , altri di Prassitele. Che il primo scolpisse
queste statue , non si raccoglie da veruno autore,
che poi, se non per Pioma, almeno per la sua patria,
le lavorasse Prassitele , si ha dall' epigramma se-
guente dell' Antologia (3) :
^ìÌjK IjdììiQ fjbe Seoi Tev^av ?J^ov. ex ^i ?yi^OLO
TjQr^v W.pahTè7\.y2C, tybitaJkiv elpyaffaTO.
Il dottissimo Grozio lo traduce cosi:
Eoe viva lapidem ine Dil fecere : sed ecce,
Praxiteles vivam me facit ex lapide
(Questo epigramma fu anche imitato da Ausonio (4)
in questa maniera :
Vlveham , sum facta slleoc , quce delude polita
Praocltells manlbus vivo Iterum JSlobe.
(0 Aten. , lib. 6^ cap. :.
(a) Pliu. j Stor. Nat. ^ lib. 56, cap. 5.
(3) Antolog. , lib. 4 7 cap. 9.
(4) Auson. , Epigiamm. Heroic. 28.