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196<br />

GIANLUCA PITTALIS<br />

Queste conclusioni, a nostro avviso, evidenziano non tanto che<br />

l’agente morale si è “<strong>di</strong>ssolto” nell’ambiente, così come alcuni filosofi<br />

hanno sostenuto ( 58 ), quanto piuttosto che l’ecosistema considerato<br />

come un “Tutto” si è “<strong>di</strong>ssolto” nell’uomo ( 59 ). Il “corpo” dell’uomo,<br />

<strong>in</strong>fatti, secondo questa ottica, non si ferma dove f<strong>in</strong>iscono i suoi arti,<br />

ma “prosegue” per <strong>in</strong>cludere <strong>in</strong> se stesso l’<strong>in</strong>tero ecosistema. Questa<br />

<strong>in</strong>clusione è possibile grazie allo sviluppo della coscienza ecologica <strong>di</strong><br />

cui parla Leopold: l’uomo, cioè, sente che l’ecosistema è parte del suo<br />

stesso “corpo”, e <strong>in</strong> quanto tale è moralmente rilevante. Poiché queste<br />

argomentazioni possono essere avanzate unicamente da quell’ente che<br />

ha lo status <strong>di</strong> agente morale, ecco che esse devono essere considerate<br />

dal punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong> questo ente. Per questa ragione, ci sembra che è<br />

l’ambiente ad essersi “<strong>di</strong>ssolto” nell’uomo e non viceversa ( 60 ).<br />

7. L’ecologizzazione dell’etica. – Se è l’ecosistema considerato come<br />

un “Tutto” ad essere moralmente rilevante, le sue s<strong>in</strong>gole relazioni –<br />

ossia, la totalità degli enti umani e non umani – non godono della<br />

stessa rilevanza morale. Ad essere moralmente rilevante, <strong>in</strong>fatti, dalla<br />

prospettiva dell’“eticizzazione” dell’ecologia, è la totalità delle relazioni,<br />

e non questa relazione. Dovremmo, allora, collocare l’ecosistema<br />

<strong>in</strong>teso come un “Tutto” all’<strong>in</strong>terno della “circonferenza etica”,<br />

mentre dovremmo collocare all’esterno della circonferenza tutte le<br />

sue s<strong>in</strong>gole relazioni. Il risultato <strong>di</strong> questa “operazione” sembra essere<br />

paradossale: l’ecosistema, <strong>in</strong>fatti, altro non è che l’<strong>in</strong>sieme <strong>di</strong> tutte<br />

le sue relazioni. Ora, se queste relazioni sono collocate all’esterno<br />

della “circonferenza etica”, <strong>in</strong> quanto sono moralmente irrilevanti, a<br />

rigor <strong>di</strong> term<strong>in</strong>i anche l’ecosistema <strong>in</strong> quanto tale dovrà essere collocato<br />

all’esterno, giacché le s<strong>in</strong>gole relazioni che lo costituiscono sono<br />

moralmente neutre. Ciò sarebbe estremamente dannoso per i propositi<br />

dell’etica della terra. Per questa ragione è necessario trovare delle<br />

argomentazioni atte a sostenere la rilevanza morale delle s<strong>in</strong>gole relazioni<br />

facenti parte della comunità biotica. Questo è ciò che si propone<br />

il secondo “movimento”, presente nella teoria <strong>di</strong> Leopold, che<br />

abbiamo def<strong>in</strong>ito “ecologizzazione” dell’etica.<br />

( 58 ) A questo proposito cfr. S. BARTOLOMMEI, Etica e ambiente, Guer<strong>in</strong>i & associati,<br />

Milano 1990, pp. 55-56.<br />

( 59 ) Considerato sempre come organismo.<br />

( 60 ) Il punto <strong>di</strong> vista che qui si assume, <strong>in</strong>fatti, co<strong>in</strong>cide con il modo <strong>di</strong> sentire<br />

questo stato <strong>di</strong> fatto <strong>di</strong> quell’ente che solo può avanzare queste argomentazioni.

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