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382<br />

MARIA GIOVANNA TURUDDA<br />

non possedere altra prospettiva che quella <strong>di</strong> ripetere il percorso <strong>di</strong><br />

Ludovico. Quando, ancora giovane “<strong>di</strong> non comune vigore”, doveva<br />

assistere ai litigi dei genitori, il “forte e ruvido” Daniele “si struggeva<br />

nello sforzo per non reagire con la violenza contro <strong>di</strong> lui” (14):<br />

Personaggi contrapposti possono avere analogia d’aspetto (tema dello sdoppiamento,<br />

della riflessione speculare) e trovarsi nelle stesse situazioni ( 30 ).<br />

La violenza, così come l’ira e la ribellione, geneticamente caratteriale,<br />

deve, però, rimanere <strong>in</strong>espressa nel figlio, soffocata dalla <strong>di</strong>fferenza<br />

dei ruoli familiari e dalla <strong>di</strong>stanza generazionale: Daniele, impulsivo<br />

e <strong>in</strong>domabile come il padre, non può e non deve esercitarla, <strong>in</strong><br />

obbe<strong>di</strong>enza al co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> comportamento imposto dal genitore. Solo da<br />

adulto (e sarà allora anche lui padre e capofamiglia!), Daniele avrà occasione<br />

<strong>di</strong> esprimerla contro la figlia – dopo la fuga del fascista – e<br />

contro la volpe <strong>in</strong>trappolata sulla quale si accanirà con <strong>in</strong>au<strong>di</strong>to brutale<br />

furore, quasi liberandosi <strong>di</strong> tutta la furia repressa negli anni.<br />

Dopo la morte <strong>di</strong> Ludovico, Daniele lascia la città e il suo lavoro<br />

d’operaio per tornare al podere ma è circondato dall’ostilità dei vic<strong>in</strong>i<br />

“defraudati” e scandalizzati da quell’<strong>in</strong>truso ‘cittad<strong>in</strong>o’ che pretende<br />

d’<strong>in</strong>segnare loro la strategia giusta per catturare la volpe:<br />

“Perché sei tornato?… Forse non si vive meglio <strong>in</strong> città?”<br />

Daniele li lasciava <strong>di</strong>re, li frequentava sempre meno e appena li salutava…<br />

(33);<br />

“La tagliola non serve?” <strong>di</strong>sse Daniele. “È la prima volta che lo sento.”<br />

“È la prima volta” gli rispose il vecchio con un sorriso ironico “perché prima<br />

vivevi <strong>in</strong> città. Le volpi che si trovano <strong>in</strong> città, le vende il pellicciaio.”<br />

Vari risero alle spalle <strong>di</strong> Daniele… (53)<br />

A sua volta <strong>di</strong>ffidente e prudente con i vic<strong>in</strong>i, come anche con le<br />

donne della sua famiglia, egli non demorde dal suo piano e, alla f<strong>in</strong>e,<br />

la sua paziente cocciuta attesa sarà sod<strong>di</strong>sfatta: la bestia, la cui sorte<br />

correrà parallela a quella del fascista, cadrà nella trappola alla stessa<br />

stregua <strong>di</strong> quest’ultimo, attirato dall’esca Nunziat<strong>in</strong>a, la piccola sarta<br />

fiorent<strong>in</strong>a ( 31 ).<br />

( 30 ) Ivi, p. 298.<br />

( 31 ) Nel romanzo, a più riprese, parlando delle trappole lasciate <strong>in</strong> giro per catturare<br />

la volpe, si allude implicitamente al fascista (cfr. pp. 61, 87) da cui il sicuro<br />

‘territorio’ <strong>di</strong> Daniele e della sua famiglia appare costantemente m<strong>in</strong>acciato. Il<br />

doppio piano della realtà e della metafora s’<strong>in</strong>tersecano con frequenza, contri-

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