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La Sicilia babba <strong>di</strong> Gesualdo Bufal<strong>in</strong>o<br />

degli angusti limiti <strong>in</strong> cui la sorte ha imposto al s<strong>in</strong>golo <strong>di</strong> vivere, e<br />

<strong>di</strong> conoscere ed apprezzare valori e costumi che non siano quelli<br />

consueti <strong>di</strong> degradazione. Fedele all’assiduo magistero letterario, lo<br />

scrittore siciliano pre<strong>di</strong>ca l’alto valore pedagogico della bellezza e<br />

dell’arte <strong>in</strong> sé, affidando alla cultura <strong>in</strong> generale e ai libri <strong>in</strong> particolare<br />

una nobilissima seppur <strong>in</strong>volontaria funzione catartica ed educativa,<br />

capace <strong>di</strong> fornire un utile contributo nella lotta contro la degradazione<br />

morale e dei costumi.<br />

Tali conv<strong>in</strong>zioni bufal<strong>in</strong>iane le ritroviamo condensate nel risvolto<br />

<strong>di</strong> copert<strong>in</strong>a ( 28 ), scritto dall’autore stesso, de La luce e il lutto. La<br />

posizione particolare, alla soglia del testo, è fondamentale per fornire<br />

da subito al lettore la chiave <strong>in</strong>terpretativa con cui accostarsi alla raccolta<br />

<strong>di</strong> “sicilianerie”, vero e proprio atto d’amore tributato dallo<br />

scrittore alla sua terra:<br />

405<br />

Ho scritto molto sulla Sicilia negli ultimi anni. Più dell’antica che dell’o<strong>di</strong>erna,<br />

più dell’amabile che dell’amara. Non perché non vedessi o non patissi<br />

l’<strong>in</strong>treccio <strong>di</strong> frode e violenza che sempre più pare presiedere al nostro dest<strong>in</strong>o,<br />

ma per un sentimento d’<strong>in</strong>competenza e d’<strong>in</strong>anità, del quale, se una regola<br />

mi era possibile trarre, era <strong>di</strong> non promuovermi giu<strong>di</strong>ce o pedagogo,<br />

chirurgo o cl<strong>in</strong>ico della mia gente ma <strong>di</strong> sommessamente capirla.<br />

M’è venuto detto una volta d’avere imparato a non rubare ascoltando Mozart.<br />

Non suggerisco ora quartetti e sonate contro i mali dell’isola. Però resto<br />

conv<strong>in</strong>to, che a guarire l’analfabetismo morale da cui (non solo noi, non solo<br />

noi) siamo afflitti, possano un poco servire, sebbene fatti d’aria, anche le nostalgie,<br />

le favole e i sogni. Operi dunque ciascuno come meglio riesce: chi da<br />

coscienza critica e avvocato <strong>di</strong> tutti; chi da testimonio privato e trage<strong>di</strong>atore<br />

<strong>di</strong> sé. Così io per primo, <strong>in</strong> questo libro, che pur <strong>in</strong>segue, attraverso lievi e<br />

gravi occasioni <strong>di</strong> costume, viaggio e memoria, un’idea <strong>di</strong> Sicilia iperbolica,<br />

doppiamente gonfia <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> morte, ancora una volta ho più proposto<br />

emozioni che non esposto ragioni. Lus<strong>in</strong>gandomi che quelle sappiano non<br />

meno <strong>di</strong> queste spiegarci agli altri e, prima che agli altri, a noi stessi.<br />

La provenienza privilegiata da quel triangol<strong>in</strong>o <strong>di</strong> luce greca e<br />

umori soavi <strong>di</strong>stante dalla Sicilia <strong>di</strong> sangue e raccapriccio <strong>in</strong>fluisce<br />

naturalmente anche su talune scelte <strong>di</strong> Bufal<strong>in</strong>o <strong>in</strong> sede narrativa e<br />

poetica. Come quella <strong>di</strong> utilizzare il term<strong>in</strong>e mafia e i suoi derivati<br />

( 28 ) Importanza fondamentale riveste per lo scrittore siciliano il paratesto, quel<br />

corredo cioè costituito dal titolo, dalla de<strong>di</strong>ca, dall’epigrafe, dall’<strong>in</strong><strong>di</strong>ce, dalle pre e<br />

postfazioni, dalle <strong>di</strong>dascalie dei capitoli e, appunto, dai risvolti e dalla quarta <strong>di</strong><br />

copert<strong>in</strong>a (quasi sempre <strong>di</strong> paternità bufal<strong>in</strong>iana anche questi ultimi), che si pone<br />

al <strong>di</strong> fuori del testo vero e proprio. Nel nostro autore tale corredo si configura <strong>in</strong>fatti<br />

come parte <strong>in</strong>tegrante dell’opera stessa, essenziale per comprenderne il senso,<br />

le <strong>in</strong>tenzioni, gli sno<strong>di</strong> imprevisti e, talvolta, per esserne al contrario fuorviati.

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