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362<br />

MARIA GIOVANNA TURUDDA<br />

La categoria del rischio è, però, congenita al personaggio ‘mobile’<br />

<strong>di</strong> questa storia siloniana, costretto a muoversi dentro uno spazio<br />

ostile perché antitetici sono i valori che si porta dentro: dalla cont<strong>in</strong>ua<br />

<strong>in</strong>terazione fra i due mon<strong>di</strong> nasce la duplice lotta <strong>di</strong> Pietro (e il<br />

complesso significato dell’<strong>in</strong>treccio), <strong>di</strong> persuasione dei cafoni e <strong>di</strong><br />

resistenza al regime.<br />

Nel romanzo, altri personaggi, che con<strong>di</strong>vidono il dest<strong>in</strong>o <strong>di</strong> solitud<strong>in</strong>e<br />

e <strong>di</strong> esclusione <strong>di</strong> Pietro, contribuiscono ad accentuare le<br />

qualificazioni eccentriche del protagonista del romanzo: Bianch<strong>in</strong>a,<br />

per esempio, vive <strong>in</strong> modo spregiu<strong>di</strong>cato, <strong>di</strong>verso dagli standard del<br />

sistema e della morale comune, subendo l’ostracismo della comunità<br />

e ricevendo, <strong>in</strong>vece, la solidale comprensione <strong>di</strong> don Paolo.<br />

Nel viaggio accidentato che lo porta a Pietrasecca, alcuni scenari<br />

(scoscese strade <strong>in</strong> salita, borghi segnati dal terremoto, tuguri affollati<br />

<strong>di</strong> vecchi silenziosi e <strong>di</strong> bamb<strong>in</strong>i sem<strong>in</strong>u<strong>di</strong>) svolgono un’importante<br />

funzione simbolica, connotandosi, <strong>in</strong> quanto luoghi solitari ed angusti,<br />

come premessa profetica ai giorni <strong>di</strong>fficili che aspettano Pietro:<br />

Dopo la cappella, la strada serpeggiava tra due coll<strong>in</strong>e, attraversò il ponte ( 10 )<br />

ed entrò nella serra <strong>di</strong> Pietrasecca, dapprima ampia, poi strozzata tra ripide<br />

pen<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> rocce grigie. Tra le rocce, negli avvallamenti composti dai detriti<br />

( 10 ) Il ponte è, come una porta, una f<strong>in</strong>estra, uno specchio, una rov<strong>in</strong>a, una<br />

scala, un muro, oggetto ‘ambiguo’, un tecnema, secondo la def<strong>in</strong>izione <strong>di</strong> P. Hamon<br />

(La f<strong>in</strong>estra, <strong>in</strong> AA.VV., Testo letterario e immag<strong>in</strong>ario architettonico, Roma<br />

1996), dal ruolo ambivalente: esso, oggetto ‘tecnico’ essenzialmente funzionale,<br />

sollecita all’<strong>in</strong>terno dello spazio artistico, <strong>di</strong> un testo letterario, l’immag<strong>in</strong>ario creativo,<br />

<strong>di</strong>venta simbolo: il muro e il ponte avvic<strong>in</strong>ano e separano due spazi <strong>di</strong> cui la<br />

porta (chiusa o aperta) costituisce il limen, la soglia; lo specchio riproduce l’immag<strong>in</strong>e<br />

<strong>in</strong>vertita (realtà/f<strong>in</strong>zione, dritto/rovescio, il doppio: cfr. il commento amaro<br />

<strong>di</strong> Pietro <strong>di</strong> fronte alla propria immag<strong>in</strong>e riflessa dallo specchio); una rov<strong>in</strong>a allude<br />

al rapporto <strong>in</strong>terno/esterno, passato/presente; la f<strong>in</strong>estra (apribile/chiu<strong>di</strong>bile,<br />

a vetrata o vetr<strong>in</strong>a, componibile, a serranda o imperniata) “separa e unisce”, permette<br />

<strong>di</strong> vedere e <strong>di</strong> essere visti, consente al mondo esterno <strong>di</strong> penetrare nell’io lirico<br />

e a questo <strong>di</strong> comunicare col mondo circostante. Nella fiction siloniana, Pietro<br />

varca per la prima volta il ponte quando arriva a Pietrasecca per prendere alloggio<br />

nella locanda <strong>di</strong> Matalena. Il suo stato d’animo è quello <strong>di</strong> un uomo <strong>in</strong>fasti<strong>di</strong>to<br />

e annoiato, costretto dalla situazione personale ad accettare le decisioni <strong>di</strong> coloro<br />

che vogliono sottrarlo alla caccia dei fascisti. Al <strong>di</strong> là del ponticello c’è anche<br />

la casa patrizia (l’unica abitazione prestigiosa del misero villaggio) <strong>di</strong> Crist<strong>in</strong>a Colamart<strong>in</strong>i<br />

che giocherà un ruolo importante, anche se provvisorio e breve, nella<br />

sua vita. Una seconda volta Pietro Sp<strong>in</strong>a attraversa il ponte, ma <strong>in</strong> <strong>di</strong>rezione della<br />

valle, ansioso, dopo le notizie giunte da Roma, <strong>di</strong> agire, <strong>di</strong> trovare qualcuno con<br />

cui parlare e sfogare la sua r<strong>in</strong>ata voglia d’azione. Seduto sul paracarro del ponte –<br />

dunque, <strong>in</strong> una posizione spaziale <strong>in</strong>terme<strong>di</strong>a tra valle e montagna, tra alto e basso<br />

– egli dà <strong>in</strong>izio alla ‘evangelizzazione’ laica dei cafoni. Cfr. pp. 186-187.

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