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MARIA GIOVANNA TURUDDA<br />
La categoria del rischio è, però, congenita al personaggio ‘mobile’<br />
<strong>di</strong> questa storia siloniana, costretto a muoversi dentro uno spazio<br />
ostile perché antitetici sono i valori che si porta dentro: dalla cont<strong>in</strong>ua<br />
<strong>in</strong>terazione fra i due mon<strong>di</strong> nasce la duplice lotta <strong>di</strong> Pietro (e il<br />
complesso significato dell’<strong>in</strong>treccio), <strong>di</strong> persuasione dei cafoni e <strong>di</strong><br />
resistenza al regime.<br />
Nel romanzo, altri personaggi, che con<strong>di</strong>vidono il dest<strong>in</strong>o <strong>di</strong> solitud<strong>in</strong>e<br />
e <strong>di</strong> esclusione <strong>di</strong> Pietro, contribuiscono ad accentuare le<br />
qualificazioni eccentriche del protagonista del romanzo: Bianch<strong>in</strong>a,<br />
per esempio, vive <strong>in</strong> modo spregiu<strong>di</strong>cato, <strong>di</strong>verso dagli standard del<br />
sistema e della morale comune, subendo l’ostracismo della comunità<br />
e ricevendo, <strong>in</strong>vece, la solidale comprensione <strong>di</strong> don Paolo.<br />
Nel viaggio accidentato che lo porta a Pietrasecca, alcuni scenari<br />
(scoscese strade <strong>in</strong> salita, borghi segnati dal terremoto, tuguri affollati<br />
<strong>di</strong> vecchi silenziosi e <strong>di</strong> bamb<strong>in</strong>i sem<strong>in</strong>u<strong>di</strong>) svolgono un’importante<br />
funzione simbolica, connotandosi, <strong>in</strong> quanto luoghi solitari ed angusti,<br />
come premessa profetica ai giorni <strong>di</strong>fficili che aspettano Pietro:<br />
Dopo la cappella, la strada serpeggiava tra due coll<strong>in</strong>e, attraversò il ponte ( 10 )<br />
ed entrò nella serra <strong>di</strong> Pietrasecca, dapprima ampia, poi strozzata tra ripide<br />
pen<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> rocce grigie. Tra le rocce, negli avvallamenti composti dai detriti<br />
( 10 ) Il ponte è, come una porta, una f<strong>in</strong>estra, uno specchio, una rov<strong>in</strong>a, una<br />
scala, un muro, oggetto ‘ambiguo’, un tecnema, secondo la def<strong>in</strong>izione <strong>di</strong> P. Hamon<br />
(La f<strong>in</strong>estra, <strong>in</strong> AA.VV., Testo letterario e immag<strong>in</strong>ario architettonico, Roma<br />
1996), dal ruolo ambivalente: esso, oggetto ‘tecnico’ essenzialmente funzionale,<br />
sollecita all’<strong>in</strong>terno dello spazio artistico, <strong>di</strong> un testo letterario, l’immag<strong>in</strong>ario creativo,<br />
<strong>di</strong>venta simbolo: il muro e il ponte avvic<strong>in</strong>ano e separano due spazi <strong>di</strong> cui la<br />
porta (chiusa o aperta) costituisce il limen, la soglia; lo specchio riproduce l’immag<strong>in</strong>e<br />
<strong>in</strong>vertita (realtà/f<strong>in</strong>zione, dritto/rovescio, il doppio: cfr. il commento amaro<br />
<strong>di</strong> Pietro <strong>di</strong> fronte alla propria immag<strong>in</strong>e riflessa dallo specchio); una rov<strong>in</strong>a allude<br />
al rapporto <strong>in</strong>terno/esterno, passato/presente; la f<strong>in</strong>estra (apribile/chiu<strong>di</strong>bile,<br />
a vetrata o vetr<strong>in</strong>a, componibile, a serranda o imperniata) “separa e unisce”, permette<br />
<strong>di</strong> vedere e <strong>di</strong> essere visti, consente al mondo esterno <strong>di</strong> penetrare nell’io lirico<br />
e a questo <strong>di</strong> comunicare col mondo circostante. Nella fiction siloniana, Pietro<br />
varca per la prima volta il ponte quando arriva a Pietrasecca per prendere alloggio<br />
nella locanda <strong>di</strong> Matalena. Il suo stato d’animo è quello <strong>di</strong> un uomo <strong>in</strong>fasti<strong>di</strong>to<br />
e annoiato, costretto dalla situazione personale ad accettare le decisioni <strong>di</strong> coloro<br />
che vogliono sottrarlo alla caccia dei fascisti. Al <strong>di</strong> là del ponticello c’è anche<br />
la casa patrizia (l’unica abitazione prestigiosa del misero villaggio) <strong>di</strong> Crist<strong>in</strong>a Colamart<strong>in</strong>i<br />
che giocherà un ruolo importante, anche se provvisorio e breve, nella<br />
sua vita. Una seconda volta Pietro Sp<strong>in</strong>a attraversa il ponte, ma <strong>in</strong> <strong>di</strong>rezione della<br />
valle, ansioso, dopo le notizie giunte da Roma, <strong>di</strong> agire, <strong>di</strong> trovare qualcuno con<br />
cui parlare e sfogare la sua r<strong>in</strong>ata voglia d’azione. Seduto sul paracarro del ponte –<br />
dunque, <strong>in</strong> una posizione spaziale <strong>in</strong>terme<strong>di</strong>a tra valle e montagna, tra alto e basso<br />
– egli dà <strong>in</strong>izio alla ‘evangelizzazione’ laica dei cafoni. Cfr. pp. 186-187.