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Nichilismo e universo tecnologico <strong>in</strong> Gianni Vattimo<br />

nei confronti della modernità –, che caratterizza <strong>in</strong> particolar modo<br />

le opere degli anni ’60 e ’70, Essere, storia e l<strong>in</strong>guaggio (1963), Poesia<br />

e ontologia (1967), Ipotesi su Nietzsche (1967) e Il soggetto e la maschera<br />

(1974), a una ontologia “etico-ermeneutica” che, pur avendo<br />

le proprie ra<strong>di</strong>ci teoriche proprio nei testi degli anni ’60 e ’70, subisce<br />

una svolta rilevante, soprattutto dagli anni ’80, a contatto con il<br />

<strong>di</strong>battito sul nichilismo e sul postmoderno. In Al <strong>di</strong> là del soggetto<br />

(1981) così come ne Il pensiero debole (1983) e ne La f<strong>in</strong>e della modernità<br />

(1985), <strong>in</strong>fatti – sebbene ancora con una qualche ambiguità<br />

<strong>di</strong> fondo che concerne prevalentemente l’ambito estetico, ancora <strong>di</strong>viso<br />

tra riscatto “rivoluzionario” e appartenenza storica – non sembrano<br />

poter trovare spazio tematiche <strong>di</strong> matrice francofortese che caratterizzavano<br />

un’opera, <strong>in</strong> qualche modo <strong>di</strong> passaggio, come Le avventure<br />

della <strong>di</strong>fferenza (1980), <strong>in</strong> cui accanto a Nietzsche e a Heidegger<br />

Vattimo faceva riferimento ancora ad autori come Marx e<br />

Sartre. Negli anni ’80 e <strong>in</strong> modo più chiaro ed esplicito tra gli anni<br />

’80 e gli anni ’90, il filosofo rimuove ogni visione residua <strong>di</strong> un dest<strong>in</strong>o<br />

storico come <strong>di</strong>salienazione e recupero <strong>di</strong> una essenza orig<strong>in</strong>aria<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>viduando una forma <strong>di</strong> saggezza, quella dell’uomo <strong>di</strong> buon<br />

carattere <strong>di</strong> cui parlava Nietzsche, che si esprime nella capacità <strong>di</strong> saper<br />

vivere all’<strong>in</strong>terno delle «mezze verità» e delle fabulizzazioni, senza<br />

avere più rimpianti per l’uomo pienamente riconciliato e perfettamente<br />

autocosciente della tra<strong>di</strong>zione metafisica.<br />

Queste tematiche, che <strong>in</strong><strong>di</strong>viduano specificatamente il nichilismo<br />

positivo <strong>di</strong> Gianni Vattimo, confluiscono <strong>in</strong> questo stesso periodo<br />

all’<strong>in</strong>terno dell’analisi del mondo tardo<strong>in</strong>dustriale, che caratterizza<br />

<strong>in</strong>vece l’ultima produzione del filosofo e che segna un <strong>di</strong>stacco più<br />

marcato dalle opere degli anni ’60 e ’70. In quelle opere <strong>in</strong>fatti la<br />

possibilità <strong>di</strong> un riscatto estetico dell’esistenza era giustificato sulla<br />

base <strong>di</strong> una considerazione <strong>di</strong>aletticamente negativa del mondo della<br />

tecnica, espressione dell’irreparabile deiezione dei nostri tempi. Con<br />

il passaggio dal Ge-stell meccanico al Ge-stell <strong>in</strong>formatico <strong>in</strong>vece la<br />

vic<strong>in</strong>anza alle posizioni <strong>di</strong> Heidegger e <strong>di</strong> Adorno <strong>di</strong>m<strong>in</strong>uisce a favore<br />

<strong>di</strong> una maggiore attenzione agli elementi ermeneuticamente<br />

emancipativi del mondo tardo<strong>in</strong>dustriale ( 9 ). Nel mondo del Ge-stell<br />

( 9 ) Il passaggio dal Ge-stell meccanico al Ge-stell <strong>in</strong>formatico si riflette anche<br />

all’<strong>in</strong>terno della riflessione sull’arte. L’arte <strong>in</strong>fatti sembra avere all’<strong>in</strong>terno della<br />

speculazione <strong>di</strong> Vattimo due funzioni <strong>di</strong>st<strong>in</strong>te e <strong>in</strong> forte tensione tra <strong>di</strong> loro: da un<br />

lato la funzione <strong>di</strong> rottura rispetto a tutto ciò che è banale e consueto, essendo<br />

l’arte apertura <strong>di</strong> nuovi mon<strong>di</strong>, e dunque <strong>in</strong> un senso più vic<strong>in</strong>o a L’orig<strong>in</strong>e dell’opera<br />

d’arte <strong>di</strong> Heidegger, e dall’altro la funzione, come Vattimo afferma ne La<br />

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