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260<br />

MARTA CHESSA<br />

R: Io mi domando se Antiseri, come molti <strong>di</strong> orig<strong>in</strong>e neopositivistica,<br />

non sia poi fondamentalmente un irrazionalista; perché io<br />

vedo nel suo pensiero o il ritorno ad una forma <strong>di</strong> aristotelo-tomismo,<br />

nel senso che <strong>in</strong> esso c’è un nocciolo <strong>di</strong> verità che si rivela e che<br />

possiamo raggiungere con un atto <strong>di</strong> <strong>in</strong>tuizione ultima come il nous<br />

aristotelico, oppure che questa è una scommessa pascaliana, cioè <strong>in</strong><br />

def<strong>in</strong>itiva che i valori ultimi che meritano attenzione o sono oggetto<br />

<strong>di</strong> <strong>in</strong>tuizione pura – come nell’Aristotele <strong>di</strong> San Tommaso per il<br />

quale i pr<strong>in</strong>cipi primi non sono oggetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrazione ma sono<br />

oggetto <strong>di</strong> <strong>in</strong>tuizione – oppure sono oggetto <strong>di</strong> scelta. Io temo che<br />

Antiseri non esca da questa alternativa; nei confronti <strong>di</strong> entrambe io<br />

<strong>di</strong>ffido nel senso che l’uno mi sembra esattamente un esito irrazionalistico,<br />

che si può perf<strong>in</strong>o leggere <strong>in</strong> Wittgenste<strong>in</strong>, secondo il quale<br />

non c’è un metagioco l<strong>in</strong>guistico ma ci sono forme <strong>di</strong> vita che o<br />

con<strong>di</strong>vi<strong>di</strong>amo o non con<strong>di</strong>vi<strong>di</strong>amo. Secondo me quello che è importante<br />

nell’idea wittgenste<strong>in</strong>iana <strong>di</strong> forma <strong>di</strong> vita è <strong>in</strong>vece proprio il<br />

fatto che non scegliamo le forme <strong>di</strong> vita da con<strong>di</strong>videre: non le scegliamo<br />

perché c’è una specie <strong>di</strong> vali<strong>di</strong>tà storico-dest<strong>in</strong>ale che ci lega<br />

ad esse. Perciò parlo tanto della storia dell’essere, perché a mio parere<br />

i valori che scegliamo come punti <strong>di</strong> riferimento sono, per esempio,<br />

i classici. L’esempio del classico, che conta molto <strong>in</strong> Verità e metodo<br />

<strong>di</strong> Gadamer, è espressione del fatto che ci sono dei grumi storico-culturali<br />

che resistono <strong>di</strong> più; ma resistono perché davvero corrispondono<br />

all’ord<strong>in</strong>e eterno dell’essere? Come ci possiamo permettere<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>re questo? Inoltre, e soprattutto, se c’è un ord<strong>in</strong>e eterno dell’essere<br />

<strong>in</strong>contriamo tutte le contrad<strong>di</strong>zioni della metafisica come<br />

Heidegger la descrive: ma che ne è allora della libertà e che ne è della<br />

storia e del <strong>di</strong>venire? Heidegger aveva <strong>in</strong>com<strong>in</strong>ciato ad occuparsi <strong>di</strong><br />

questi temi quando era ancora cattolico e si poneva il problema della<br />

predest<strong>in</strong>azione, <strong>di</strong> Dio e della libertà. Questo è <strong>in</strong> un qualche modo<br />

quello che pensa anche MacIntyre, un cattolico americano molto rispettabile<br />

ma che sostanzialmente f<strong>in</strong>isce per pensare che c’è una<br />

sorta <strong>di</strong> corso evolutivo della storia del pensiero <strong>di</strong> cui si sa già quale<br />

è il f<strong>in</strong>e. Io <strong>in</strong>vece sarei un evoluzionista un po’ più ra<strong>di</strong>cale nel senso<br />

che per me ci sono dei raggiungimenti da cui io <strong>in</strong> questa storia, e<br />

forse noi all’<strong>in</strong>terno della storia dell’Europa, non possiamo ragionevolmente<br />

presc<strong>in</strong>dere. Ma dobbiamo necessariamente identificare<br />

questo con la verità dell’eternità? Husserl pensava che attraverso la<br />

storicità dei valori dell’occidente si rivelasse la verità vera, def<strong>in</strong>itiva<br />

e assoluta. Io <strong>in</strong>vece spero sì che i miei valori non siano negabili ma<br />

<strong>in</strong> un senso più popperiano: nel <strong>di</strong>alogo con altro <strong>in</strong>fatti possono<br />

sempre essere smentito, senza, pur trovandomi <strong>in</strong> questa situazione,

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