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Francesco Algarotti tra scienza e letteratura<br />

<strong>di</strong> apparire sospesa per aria» ( 19 ). Certamente, la volontà <strong>di</strong> riproporre<br />

<strong>in</strong> Italia quanto accadeva <strong>in</strong> Francia o <strong>in</strong> Inghilterra svela una precisa<br />

volontà <strong>di</strong> r<strong>in</strong>novamento, una tensione civile: tuttavia, lo stesso<br />

Algarotti <strong>in</strong> fondo «non si curò <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re l’<strong>in</strong>tuizione illum<strong>in</strong>istica<br />

del nesso tra progresso civile e <strong>di</strong>ffusione del sapere scientifico»<br />

( 20 ). Ineluttabilmente, egli sentiva il limite “politico” della situazione<br />

italiana, <strong>in</strong> quanto la mancanza <strong>di</strong> unità, l’assenza <strong>di</strong> una «comune<br />

capitale» che rappresentasse anche un centro aggregante <strong>di</strong><br />

<strong>in</strong>iziative culturali (anche qui, <strong>in</strong> fondo, un centro <strong>di</strong> gravità) non<br />

favoriva (certo il «traffico <strong>di</strong> cognizioni», ma piuttosto la <strong>di</strong>spersione<br />

dei talenti e la frammentazione dell’<strong>in</strong>formazione. Anche da questo<br />

punto <strong>di</strong> vista l’Inghilterra faceva scuola (Algarotti l’argomenta profusamente<br />

nel saggio Perché i gran<strong>di</strong> <strong>in</strong>gegni fioriscano <strong>in</strong>sieme) <strong>in</strong><br />

quanto «sotto al medesimo governo» – una volta sedate le guerre civili<br />

– le arti e le scienze trapiantate dall’Italia e dalla Francia trovarono<br />

oltremanica ampia <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> mezzi e piena espressione nelle<br />

pag<strong>in</strong>e dei vari Bacone, Milton, Locke, Ad<strong>di</strong>son e Newton.<br />

I Dialoghi sopra l’ottica neutoniana esor<strong>di</strong>scono con una esposizione<br />

della ipotesi del Cartesio sopra la natura della luce, e de’ colori.<br />

Non senza aver riba<strong>di</strong>to, una volta <strong>di</strong> più, che fu Galileo ad atterrare<br />

«l’arabesco e<strong>di</strong>ficio dell’aristotelismo» – mentre «con la sesta alla<br />

mano pose i fondamenti del tempio del sapere» – per poi passare il<br />

testimone e l’<strong>in</strong>gombrante ere<strong>di</strong>tà a Newton ( 21 ). Di seguito Algarotti<br />

elogia il l<strong>in</strong>guaggio <strong>di</strong> Galileo, articolato <strong>in</strong> maniera tale da veicolare<br />

e trasmettere con agilità i risultati dell’esperienza scientifica, e<br />

qu<strong>in</strong><strong>di</strong> esalta il suo metodo <strong>di</strong> lavoro: il ricercatore non deve esitare<br />

a mettere <strong>in</strong> <strong>di</strong>scussione i dati acquisiti, sottoponendoli senza sosta<br />

alla verifica della sperimentazione. Percepiamo un moto <strong>di</strong> contrapposizione<br />

rispetto a Cartesio. Già nel Saggio sopra il Cartesio, l’Algarotti,<br />

pur riconoscendone (e dando un po’ per scontati) i meriti, non<br />

vuole procacciargli alcuna ulteriore sod<strong>di</strong>sfazione, e prima compila<br />

un lungo elenco <strong>di</strong> precursori (Bacone, Niccolò da Cusa, Telesio,<br />

Campanella) nella lotta contro gli scolastici, poi afferma l’<strong>in</strong><strong>di</strong>scutibile<br />

precedenza (non solo cronologica) dell’astrofisico toscano:<br />

e se taluno <strong>in</strong> Francia, forse per non eclissare il suo compatriota, o lo trapassò<br />

con silenzio dove più bisognava parlarne, o ne fece mesch<strong>in</strong>amente<br />

( 19 ) A. LEPRE, Nota sull’Algarotti, <strong>in</strong> «Società», 1959, I, pp. 84-99.<br />

( 20 ) Si veda ancora il DE ZAN, op. cit.<br />

( 21 ) Dialoghi sopra l’ottica …, cit., p. 15.<br />

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