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412<br />

MONICA CASSARINO<br />

<strong>di</strong> uno scetticismo tutto bufal<strong>in</strong>iano; ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> scuola, dei primi<br />

amori, <strong>di</strong> balli e <strong>di</strong> serenate; volti scoloriti dal tempo <strong>di</strong> semplici esseri<br />

umani che trasc<strong>in</strong>ano con estrema <strong>in</strong>nocenza la loro stranita esistenza:<br />

sono queste le “care ombre” della Comiso degli anni ’30.<br />

Bufal<strong>in</strong>o, andando <strong>di</strong>etro alle «[…] pedate furtive della storia m<strong>in</strong>ore,<br />

quasi sempre più maestra d’ogni altra» ( 43 ), ricrea il mondo<br />

dorato dell’<strong>in</strong>fanzia nel tentativo <strong>di</strong> riappropriarsi, almeno per un<br />

po’, dell’antica fisionomia del proprio paese, trasformato da mutamenti<br />

cui l’uomo non riesce a tener <strong>di</strong>etro e che giungono a farlo<br />

sentire spesso “straniero <strong>in</strong> patria”. Come tanti <strong>in</strong>tellettuali siciliani,<br />

anche lui aveva dovuto fare i conti col <strong>di</strong>lemma partire-rimanere, vagheggiando<br />

più volte la fuga da un piccolo paese <strong>di</strong> prov<strong>in</strong>cia per<br />

certi versi soffocante e limitante, ma scegliendolo <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e quale tana<br />

protettiva, che «[…] riassumeva […] ogni concepibile luogo <strong>di</strong> <strong>in</strong>timità<br />

collettiva: mercato, arengo, chiesa, teatro, camposanto…» ( 44 ).<br />

Lo sconforto che lo assale al mutare <strong>di</strong> luoghi a lui cari e familiari,<br />

d<strong>in</strong>anzi al sorgere <strong>di</strong> nuovi quartieri con cui non ha alcuna <strong>di</strong>mestichezza<br />

e alla per<strong>di</strong>ta della maggior parte degli amici, lo sp<strong>in</strong>ge a<br />

rifugiarsi preferibilmente nella <strong>di</strong>mensione memoriale per ricreare<br />

dentro <strong>di</strong> sé il suo <strong>in</strong>timo universo, conv<strong>in</strong>to anche del valore impresc<strong>in</strong><strong>di</strong>bile<br />

e fondante dei ricor<strong>di</strong> per la stessa esistenza dell’uomo<br />

(Mem<strong>in</strong>i ergo sum, amava ripetere Bufal<strong>in</strong>o). Lo scrittore comisano,<br />

che non è sicuramente un lodatore delle “magnifiche sorti e progressive”,<br />

ma nemmeno un cieco detrattore del progresso <strong>in</strong> sé e per sé,<br />

non è contrario alle <strong>in</strong>novazioni tout court e all’<strong>in</strong>evitabile mutare <strong>di</strong><br />

cose e situazioni ad opera dell’uomo. Ne condanna però le forsennate<br />

precipitazioni e gli stravolgimenti che hanno significato la cancellazione<br />

<strong>di</strong> taluni valori sostituiti con altri <strong>di</strong> <strong>di</strong>scutibile identità, il<br />

<strong>di</strong>sgregarsi <strong>di</strong> quella rassicurante coesione comunitaria <strong>di</strong> un tempo,<br />

e lo sparire <strong>di</strong> confortanti presenze, uom<strong>in</strong>i e cose, il cui troppo rapido<br />

ricambio è ulteriore fonte <strong>di</strong> spaesamento e <strong>di</strong>sorientamento<br />

per l’uomo <strong>in</strong> preda alle angosce esistenziali.<br />

Si tratta <strong>di</strong> una pessimistica concezione della vita coerente con la<br />

totale sfiducia che lo scrittore nutre nei confronti della storia, «lastrico<br />

<strong>di</strong> fossili ideologici, collana <strong>in</strong>erte <strong>di</strong> errori» ( 45 ). Un pessimismo<br />

<strong>di</strong> lunga data nel Meri<strong>di</strong>one, che <strong>in</strong> Sicilia <strong>in</strong> particolare, da Verga<br />

<strong>in</strong> poi, ha dato orig<strong>in</strong>e ad un filone letterario tuttora vitale. Ma la vi-<br />

( 43 ) Ivi, p. 21.<br />

( 44 ) Ivi, p. 16.<br />

( 45 ) G. BUFALINO, Autoritratti a richiesta. 2., <strong>in</strong> Sal<strong>di</strong> d’autunno, cit., p. 248.

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