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La Sicilia babba <strong>di</strong> Gesualdo Bufal<strong>in</strong>o<br />

Pienamente partecipe della natura al contempo lieta e dolorosa<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>viduata nei suoi conterranei ed efficacemente condensata nell’aforisma<br />

«Questo luttuoso lusso d’essere siciliani» ( 16 ), Bufal<strong>in</strong>o si è<br />

soffermato, come per una sfida, a <strong>in</strong>dagare la complessa realtà della<br />

Sicilia con l’amore e l’<strong>in</strong>dulgenza, ma anche l’obiettività, <strong>di</strong> un figlio<br />

nei riguar<strong>di</strong> della madre.<br />

Non ha mai fatto mistero del rapporto conflittuale con la sua terra,<br />

un vero e proprio o<strong>di</strong> et amo, isola verso la quale nutre da un lato<br />

un sentimento «[…] <strong>di</strong> rigetto […] per il grumo levant<strong>in</strong>o e fac<strong>in</strong>oroso,<br />

per l’<strong>in</strong>treccio <strong>di</strong> frode e forza e sole sleale che si suol chiamare<br />

mafia […]» e dall’altro «[…] un legame identificatorio e carnale<br />

[…]. Questo dunque è il mio paradosso: <strong>di</strong> sentirmi per cultura e<br />

l<strong>in</strong>gua mentale totus europaeus; e <strong>di</strong> non potermi o volermi scrollare<br />

<strong>di</strong> dosso la pelle Sicilia» ( 17 ).<br />

Dalle pag<strong>in</strong>e bufal<strong>in</strong>iane, come <strong>in</strong> un racconto lungo mai concluso<br />

e che sveli <strong>di</strong> volta <strong>in</strong> volta aspetti nuovi e <strong>di</strong>versi, vien fuori<br />

un’immag<strong>in</strong>e <strong>in</strong>e<strong>di</strong>ta della Sicilia, estranea ai luoghi comuni e alle<br />

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tettiva, sorta <strong>di</strong> utero che preserva dalla malvagità che è nel mondo, del racconto<br />

L’uscita dall’arca ovvero il <strong>di</strong>s<strong>in</strong>ganno; o del monastero <strong>in</strong>accessibile e ben separato<br />

dal resto <strong>in</strong> cui viene segregato il novizio Basilio a custo<strong>di</strong>a <strong>di</strong> una scelta dei libri<br />

più importanti nel tentativo <strong>di</strong> <strong>di</strong>fenderli dall’enorme proliferazione <strong>di</strong> tarli che <strong>di</strong><br />

essi si cibano, del racconto Le visioni <strong>di</strong> Basilio ovvero la battaglia dei tarli e degli<br />

eroi. Ancora, lo scenario pr<strong>in</strong>cipale de Le menzogne della notte, romanzo pseudostorico<br />

<strong>in</strong>signito del Premio Strega nel 1988, è rappresentato da uno sperduto isolotto<br />

impren<strong>di</strong>bile da ogni lato, <strong>di</strong>sabitato e privo <strong>di</strong> vegetazione, sulla cui sommità<br />

si erge la lugubre fortezza nella quale sono reclusi i quattro condannati a morte,<br />

rei <strong>di</strong> lesa maestà. Anche la residenza balneare <strong>in</strong> cui si svolge la vicenda del romanzo<br />

Qui pro quo, un giallo sui generis, si rivela un luogo circoscritto, completamente<br />

isolato dal resto del mondo dopo un violento nubifragio imme<strong>di</strong>atamente<br />

successivo all’evento delittuoso. Molte varianti del tema della tana protettiva si<br />

possono registrare <strong>in</strong>oltre nei s<strong>in</strong>goli episo<strong>di</strong> che scan<strong>di</strong>scono l’esistenza del protagonista<br />

dell’autobiografia immag<strong>in</strong>aria Calende greche. Nell’ultimo romanzo,<br />

Tommaso e il fotografo cieco, si giunge <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e a un’ipotesi <strong>di</strong> segregazione volontaria<br />

nell’angusto sem<strong>in</strong>terrato <strong>di</strong> un fatiscente condom<strong>in</strong>io romano da parte dell’io<br />

narrante Tommaso Mulè, giornalista aspirante scrittore affetto da un sentimento<br />

<strong>di</strong> deprecatio vitae tutto bufal<strong>in</strong>iano, vanamente <strong>in</strong>tenzionato a non lasciarsi co<strong>in</strong>volgere<br />

dalle urgenze della vita.<br />

( 16 ) G. BUFALINO, Il malpensante. Lunario dell’anno che fu, <strong>in</strong> Opere …, cit.,<br />

p. 1045. Più che <strong>di</strong> aforismi veri e propri, aventi pretesa <strong>di</strong> verità, si tratta <strong>in</strong> realtà<br />

<strong>di</strong> una “raccolta <strong>di</strong> aforismi, note azzurre, fusées, greguerias, obiter <strong>di</strong>cta, goliarderie,<br />

malumori e umori”, come l’autore stesso li def<strong>in</strong>isce nella quarta <strong>di</strong> copert<strong>in</strong>a.<br />

( 17 ) G. BUFALINO, Cur? Cui? Quis? Quomodo? Quid? Atti del wordshow-sem<strong>in</strong>ario<br />

sulle maniere e le ragioni dello scrivere, Associazione culturale “Agorà”, Taorm<strong>in</strong>a<br />

1989, e<strong>di</strong>zione non venale, pp. 74-75.

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