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396<br />

MONICA CASSARINO<br />

Per cui ogni siciliano porta <strong>in</strong> sé caratteristiche contrad<strong>di</strong>ttorie,<br />

lascito delle varie etnie qui succedutesi: il sentimento dell’armonia e<br />

la tendenza all’ironia dai greci; l’<strong>in</strong>cl<strong>in</strong>azione alla voluttà e ai piaceri<br />

mentali dagli arabi; il senso della lealtà e del coraggio dai normanni<br />

e il gusto barocco per l’iperbole, gli eccessi e al contempo la coscienza<br />

tragica della precarietà della vita dagli spagnoli. Da questa situazione<br />

<strong>di</strong>scende quel concetto <strong>di</strong> Sicilia “plurale” <strong>di</strong>venuto <strong>in</strong><br />

Bufal<strong>in</strong>o un topos letterario ricorrente <strong>di</strong> fondamentale importanza<br />

per comprendere le mille facce dell’isola:<br />

Dicono gli atlanti che la Sicilia è un’isola e sarà vero, gli atlanti sono libri<br />

d’onore. Si avrebbe però voglia <strong>di</strong> dubitarne, quando si pensa che al concetto<br />

d’isola corrisponde solitamente un grumo compatto <strong>di</strong> razza e costumi,<br />

mentre qui tutto è mischiato, cangiante, contrad<strong>di</strong>ttorio, come nel più<br />

composito dei cont<strong>in</strong>enti. Vero è che le Sicilie sono tante, non f<strong>in</strong>irò <strong>di</strong><br />

contarle. Vi è la Sicilia verde del carrubo, quella bianca delle sal<strong>in</strong>e, quella<br />

gialla dello zolfo, quella bionda del miele, quella purpurea della lava.<br />

Vi è una Sicilia “babba”, cioè mite, f<strong>in</strong>o a sembrare stupida; una Sicilia<br />

“sperta”, cioè furba, de<strong>di</strong>ta alle più utilitarie pratiche della violenza e della<br />

frode. Vi è una Sicilia pigra, una frenetica; una che si estenua nell’angoscia<br />

della roba, una che recita la vita come il copione <strong>di</strong> carnevale; una, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e,<br />

che si sporge da un cr<strong>in</strong>ale <strong>di</strong> vento <strong>in</strong> un accesso <strong>di</strong> abbagliato delirio… ( 7 ).<br />

La consapevolezza <strong>di</strong> tale “eccesso <strong>di</strong> identità” non fa che costituire<br />

per gli abitanti isolani un’ulteriore fonte <strong>di</strong> sentimenti ambigui:<br />

da un lato vi è l’orgoglio <strong>di</strong> sentirsi <strong>in</strong> qualche modo privilegiati per<br />

esser stati collocati dalla sorte <strong>in</strong> una terra per così <strong>di</strong>re “al centro<br />

dell’universo”; dall’altro essi avvertono però<br />

[…] la sofferenza <strong>di</strong> non sapere <strong>di</strong>stricare fra mille curve e <strong>in</strong>trecci <strong>di</strong> sangue<br />

il filo del proprio dest<strong>in</strong>o. […] Ogni siciliano è, <strong>di</strong> fatti, una irripetibile<br />

ambiguità psicologica e morale. Così come l’isola tutta è una mischia <strong>di</strong><br />

lutto e <strong>di</strong> luce ( 8 ).<br />

Proprio La luce e il lutto è il titolo scelto dallo scrittore per il suo primo<br />

volume <strong>di</strong> “sicilianerie”. Con questi due term<strong>in</strong>i, riuniti bufal<strong>in</strong>ianamente<br />

<strong>in</strong> ossimoro ( 9 ) allitterante, egli <strong>in</strong>tende <strong>in</strong><strong>di</strong>care quella dualità<br />

( 7 ) Ibidem. Questo saggio è stato significativamente posto dall’autore come <strong>in</strong>troduzione<br />

generale alla raccolta antologica G. BUFALINO-N. ZAGO, Cento Sicilie.<br />

Testimonianze per un ritratto, La Nuova Italia, Firenze 1993, pp. V-VII.<br />

( 8 ) G. BUFALINO, L’isola plurale, cit., pp. 1140-1141.<br />

( 9 ) Bufal<strong>in</strong>o rivela una significativa attrazione nei confronti dell’accostamento<br />

<strong>di</strong> aspetti contrad<strong>di</strong>ttori della realtà. A livello letterario ciò si manifesta con la pre-

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