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326<br />

LAURA PALOMBA<br />

Molte teoriche femm<strong>in</strong>iste, tra cui la Benhabib, criticano la teoria<br />

della posizione orig<strong>in</strong>aria <strong>in</strong> quanto essa considera e rispetta solo<br />

l’astratto “altro generalizzato”, trascurando completamente l’“altro<br />

concreto” ( 61 ). Il valore <strong>in</strong>sito <strong>in</strong> questo progetto altamente astrattivo<br />

posto <strong>in</strong> atto da Rawls consiste <strong>in</strong>vece, a mio parere, proprio nel<br />

suo rifiuto <strong>di</strong> ogni concezione teleologica la quale <strong>in</strong>trappoli l’<strong>in</strong><strong>di</strong>viduo<br />

entro ruoli che non prendono sul serio la sua specificità. Ciò<br />

andrebbe a vantaggio soprattutto delle donne, tra<strong>di</strong>zionalmente i<br />

soggetti del sacrificio sociale per la praticabilità del Bene, le quali <strong>in</strong>vece<br />

sarebbero sv<strong>in</strong>colate proprio dall’obbligo <strong>di</strong> prestare questo servizio<br />

alla comunità. Ad essere attraente nella posizione orig<strong>in</strong>aria è<br />

<strong>in</strong>fatti il suo chiamare a raccolta tanti esseri e nessuna funzione: nessuno<br />

è utilizzato per f<strong>in</strong>i altrui e ognuno ragiona, se vogliamo anche<br />

egoisticamente, su come poter rendere la propria vita futura più sod<strong>di</strong>sfacente,<br />

con un esito, è vero, fatto <strong>di</strong> pr<strong>in</strong>cipi astratti e <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti e<br />

doveri decontestualizzati, e neutrale rispetto ad un Bene dom<strong>in</strong>ante,<br />

ma che ha la funzione <strong>di</strong> rispettare le scelte <strong>di</strong> tutti gli <strong>in</strong><strong>di</strong>vidui. Tra<br />

questi, anche le future donne che <strong>in</strong> quel momento non sanno <strong>di</strong> esserlo;<br />

non avendo corpo, sono totalmente sv<strong>in</strong>colate dalla loro corporeità<br />

che, tra<strong>di</strong>zionalmente, è carcere e para<strong>di</strong>gma costrittivo della<br />

femm<strong>in</strong>ilità. Questa situazione pensata da Rawls ha qu<strong>in</strong><strong>di</strong> il merito<br />

<strong>di</strong> annullare ogni rischio <strong>in</strong>sito nel «legare al solo para<strong>di</strong>gma generativo<br />

materno il valore dell’acca<strong>di</strong>mento del soggetto femm<strong>in</strong>ile», e<br />

dunque il rischio <strong>di</strong> «riproporre una esaltazione della “funzione” a<br />

scapito dell’ “essere” della donna» (C. MILITELLO, Donna e Chiesa<br />

alle soglie del terzo millennio, <strong>in</strong> A. Moltedo, a cura <strong>di</strong>, Femm<strong>in</strong>ismo,<br />

Stampa Alternativa, Viterbo 1996, p. 22).<br />

Così ci si domanda: se ragionare <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i astrattivi vuole <strong>di</strong>re<br />

porsi come scopo non la praticabilità del Bene, ma quella <strong>di</strong> tutti gli<br />

ne co<strong>in</strong>cidono, onde decidere <strong>di</strong> fare alcunché vuol <strong>di</strong>re per l’<strong>in</strong><strong>di</strong>viduo che agisce<br />

<strong>in</strong> conto proprio accettare <strong>di</strong> farlo, <strong>in</strong> una decisione collettiva decisione e accettazione<br />

non co<strong>in</strong>cidono necessariamente»<br />

( 61 ) Cfr. S. BENHABIB, The Generalized and the Concrete Other: The Kolberg-Gilligan<br />

Controversy and Fem<strong>in</strong>ist Theory, <strong>in</strong> S. BENHABIB-D. CORNELL (a cura <strong>di</strong>), Fem<strong>in</strong>ism<br />

as Critique, p. 87, cit., <strong>in</strong> W. KYMLICKA, op. cit., p. 303: «Il punto <strong>di</strong> vista dell’altro<br />

generalizzato ci impone <strong>di</strong> considerare i nostri simili, s<strong>in</strong>golarmente e collettivamente,<br />

come esseri razionali titolari degli stessi <strong>di</strong>ritti e degli stessi doveri<br />

che saremmo pronti ad attribuire a noi stessi [...]. Il punto <strong>di</strong> vista dell’altro concreto,<br />

al contrario, ci impone <strong>di</strong> considerare i nostri simili, s<strong>in</strong>golarmente e collettivamente,<br />

come <strong>in</strong><strong>di</strong>vidui dotati <strong>di</strong> storia, identità e costituzione affettivo-emozionale<br />

concrete [...]. Trattandoti con le regole dell’amicizia, dell’amore e della<br />

cura, io confermo non solo la tua umanità ma anche la tua <strong>in</strong><strong>di</strong>vidualità umana».

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