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Scarica il pdf - Associazione Nazionale Magistrati

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Un progetto per la giustizia<br />

ciali relative al lavoro giudiziario di vari uffici giudiziari grandi, medi, piccoli<br />

del Nord, del Centro e del Sud, con la correzione poi di tali dati alla luce<br />

delle “interviste” fatte a vari colleghi “superproduttivi” di tali uffici, che ci<br />

hanno appunto riferito di realizzare tali numeri attraverso un “inesigib<strong>il</strong>e<br />

superlavoro” continuato nel tempo.<br />

Nessun gruppo prima di Mi ha posto <strong>il</strong> problema in questi termini semplici<br />

e netti, perciò non ci meravigliamo del fatto che chi ha ripreso la nostra<br />

iniziativa l’abbia poi liquidata come una mossa populistica o corporativa.<br />

Noi, invece, crediamo nel contributo di tutti e guardiamo con rispetto ogni<br />

approfondimento. E la nostra iniziativa si muove come contributo per <strong>il</strong> dibattito.<br />

Sottolineando nuovamente (ce ne è bisogno, viste le varie polemiche<br />

sul punto) che non abbiamo in alcun modo individuato i carichi “minimi” di<br />

lavoro, sotto i quali è comprovata l’inefficienza o la negligenza, perché in<br />

questi casi la legge e la giurisprudenza disciplinare già indicano con sufficiente<br />

chiarezza quando sussistono responsab<strong>il</strong>ità professionali o disciplinari.<br />

Abbiamo, invece, cercato di individuare i carichi “massimi” di lavoro, oltre<br />

i quali diventa impensab<strong>il</strong>e coniugare qualità e quantità del prodotto giudiziario<br />

e diventa ingiusta ogni pretesa di produttività nei confronti dei magistrati.<br />

In questi sensi abbiamo solo pensato di tutelare i molti che non meritano<br />

responsab<strong>il</strong>izzazioni ingiuste perché lavorano comunque tanto, e non<br />

abbiamo certo inteso proteggere gli scansafatiche o i fannulloni.<br />

Resta da dire che i “carichi” esigib<strong>il</strong>i, scientificamente accertati, potrebbero<br />

essere formidab<strong>il</strong>i strumenti di organizzazione, perché consentirebbero<br />

di controllare davvero le sacche di inefficienza, di razionalizzare la distribuzione<br />

degli organici, di stab<strong>il</strong>ire obiettivi globali di produttività a medio e<br />

lungo termine, di indicare le priorità per i singoli uffici (se i numeri sono<br />

“impossib<strong>il</strong>i”, occorre fatalmente fare alcune scelte per un determinato tipo<br />

di controversie, ritenute più urgenti o più importanti, per ragioni economiche,<br />

sociali e/o altro), di impiegare meglio i magistrati onorari.<br />

Peraltro, anche sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o più squisitamente politico e d’immagine la<br />

determinazione dei “carichi esigib<strong>il</strong>i”, accompagnata dal confronto statistico<br />

con la produttività degli altri giudici, in Europa e in Italia, potrebbe costituire<br />

un’ottima “arma”, perché consentirebbe di denunciare alla pubblica opinione<br />

<strong>il</strong> reale problema del sistema attuale, che è dato da una domanda di<br />

giustizia non gestib<strong>il</strong>e con gli attuali strumenti e modelli, sia organizzativi<br />

che normativo-processuali; consentirebbe di dire con forza, e con orgoglio,<br />

che «non è colpa nostra», che i magistrati ordinari italiani, nella stragrande<br />

maggioranza dei casi, s’impegnano e lavorano, e <strong>il</strong> grave deficit - o quasi fallimento<br />

- del sistema giudiziario italiano è collegato a ragioni strutturali, organizzative<br />

e processuali, e non dipende, se non in minima parte, dai magistrati.<br />

Non è colpa nostra, denunciamolo con forza, per ripristinare la verità.<br />

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