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Scarica il pdf - Associazione Nazionale Magistrati

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Un progetto per la giustizia<br />

to un assetto deviante, ma un assetto della magistratura progressivamente<br />

conforme alle regole costituzionali.<br />

Questo stato di animo mi è parso emergere dalla prima giornata di questo<br />

Congresso, insieme ad altre linee di tendenza che sono profondamente<br />

avvertite da tutti i magistrati.<br />

La prima è che in questo Congresso non è possib<strong>il</strong>e evocare soltanto i<br />

doveri dei magistrati, anche se noi facciamo <strong>il</strong> possib<strong>il</strong>e e l’impossib<strong>il</strong>e per<br />

adempiere, spesso in condizioni diffic<strong>il</strong>issime, ai nostri doveri. Dobbiamo<br />

parlare anche dei nostri diritti; i diritti, ad esempio, dei giudici ragazzini che<br />

lavorano in Sic<strong>il</strong>ia e in Calabria e percepiscono un trattamento economico di<br />

gran lunga inferiore a quello dei loro coetanei che svolgono funzioni quanto<br />

meno uguali, per carico e responsab<strong>il</strong>ità; o <strong>il</strong> diritto a carichi esigib<strong>il</strong>i e sostenib<strong>il</strong>i<br />

da parte di tutti i magistrati ordinari, senza distinzione ormai di età<br />

(dal giudice ragazzino al consigliere di Cassazione).<br />

Su una cosa, però, dobbiamo essere chiari: sarebbe <strong>il</strong>lusorio pensare che<br />

<strong>il</strong> disagio della magistratura italiana, <strong>il</strong> suo malessere, la profonda insoddisfazione<br />

che si avverte in tanti giovani colleghi siano solo la conseguenza del<br />

fatto che tutt’oggi non si è realizzata una parificazione dei trattamenti con le<br />

altre magistrature, la cui mancanza - bisogna ribadirlo - è ormai percepita<br />

come un’intollerab<strong>il</strong>e ingiustizia, o che si faccia finta di non scorgere carichi<br />

di lavoro divenuti, in molte realtà, vieppiù intollerab<strong>il</strong>i. No, la causa prima<br />

della disaffezione (e del disagio di noi tutti) è che ci confrontiamo con un<br />

processo penale e civ<strong>il</strong>e che non rende effettivi i diritti dei cittadini e che alimenta,<br />

al tempo stesso, una impropria responsab<strong>il</strong>ità sociale della magistratura.<br />

La causa prima del malessere della magistratura è un processo che non<br />

funziona. Il che non vuol dire, però, che l’Anm possa restare insensib<strong>il</strong>e al<br />

grido di dolore del giudice ragazzino di Gela o di Agrigento che, prostrato<br />

da carichi inesigib<strong>il</strong>i, dice: «Dateci un orario di lavoro, e facciamola finita», e<br />

lo dice con <strong>il</strong> dolore nel cuore, perché sa bene che nel momento in cui avrà<br />

un orario di lavoro non sarà più un giudice, ma un impiegato. A questa diffusa<br />

sensazione di malessere - non vi è dubbio - dobbiamo dare risposta.<br />

Ma un’altra importante esigenza mi è parso di scorgere ieri. Che su quanto<br />

vi è di buono in materia di ordinamento giudiziario e su cui sta lavorando<br />

con dedizione <strong>il</strong> Csm (penso alla rinnovata valutazione di professionalità o<br />

alla temporaneità degli incarichi direttivi), è necessario che si realizzi una<br />

pausa di riflessione, per verificare l’impatto e le criticità che emergono dalle<br />

riforme già realizzate. L’ultima cosa che ci aspetteremmo è che si pensasse a<br />

riscrivere un “nuovo” ordinamento giudiziario. Bisogna, piuttosto, lavorare<br />

sull’esistente, per far fruttificare le istanze positive che sono insite nella necessità<br />

del rinnovamento.<br />

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