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Un progetto per la giustizia
Paradigmatico in questo trend è l’esempio della nostra sezione lavoro,
partita nel 1999 con un carico di oltre 30mila cause ed una mole di arretrato
dovuto a molteplici fattori (dalle carenze d’organico al passaggio delle
competenze pretorili) e giunta a risultati sorprendenti nel volgere di alcuni
anni (al 30 giugno 2007 le pendenze ordinarie sono state poco superiori a
3mila) per l’impegno di quanti hanno creduto nella possibilità di sconfiggere
il “mostro”.
Ciò è stato possibile grazie alla razionalizzazione dei problemi da affrontare
e alla programmazione degli interventi da attuare: un attento monitoraggio
dei flussi; la previsione di una scala di priorità; il potenziamento
d’organico con applicazioni, stabili negli anni e tabellarmente previste, di
due magistrati (l’organico effettivo è infatti di quattro unità, essendo rimaste
inascoltate le istanze di ampliamento); il ricorso, anche se inizialmente
ostacolato dal foro, a utili strumenti processuali, come la motivazione ex
art. 281 sexies cpc.
Una regia attenta e sensibile ai problemi del settore civile non meno
che a quelli del penale (specialmente all’indomani della stagione
dell’emergenza dei maxi processi contro le cosche storiche del reggino che
hanno polarizzato l’impegno lavorativo di tutti i magistrati, anche di quelli
assegnati al settore civile), ha reso possibile una ragionevole gestione della
consistente mole di affari civili che hanno continuato a riversarsi giornalmente
nel nostro Tribunale, anche nei giorni dell’emergenza criminalità.
Quello che l’esperienza del settore lavoro del Tribunale di Reggio Calabria
dimostra, a mio parere, è l’inestimabile valore del contributo personale
di ciascuno di noi, in un contesto in cui l’esigenza di imprimere
un’effettiva efficacia al servizio che rendiamo non può più essere relegata
ad impegno di nicchia o a mera esercitazione intellettuale per pochi addetti
ai lavori, ma diventa obiettivo primario.
Non posso ignorare, perché sarebbe imperdonabile, le oggettive difficoltà
in cui uffici analoghi a quello reggino - per dimensioni e caratteristiche
- si muovono quotidianamente; né dimenticare che le responsabilità
dello stato di sofferenza della giurisdizione devono essere giustamente addebitate
a ciascuno dei poteri dello Stato, secondo le rispettive competenze,
prerogative e funzioni; ma non possiamo neppure sminuire il peso e
l’importanza del nostro impegno e dell’impiego delle nostre risorse personali
e professionali, quantomeno quando vi siano le basi per avviare un lavoro
proficuo.
Tutti auspichiamo - ormai da decenni - interventi strutturali nel settore
giustizia (attraverso un apprezzabile aumento degli organici della magistratura
e del personale delle cancellerie, la modernizzazione delle risorse, la
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