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don Virginio Colmegna<br />

don Virginio Colmegna<br />

presidente Fondazione Casa della Carità “Angelo Abriani”<br />

Ringrazio per l’invito e non posso fare altro che consegnarvi una esperienza,<br />

quella che sto svolgendo a M<strong>il</strong>ano come Fondazione Casa della Carità,<br />

non solo come testimonianza, ma perché in quel luogo si sv<strong>il</strong>uppano saperi,<br />

una domanda culturale, crescono riflessioni, inquietudini, interrogativi,<br />

soprattutto in questa fase. È quindi con um<strong>il</strong>tà che voglio comunicare qui<br />

dicendo ancora grazie a voi e, in particolare, a Bruti Liberati, che mi ha invitato.<br />

È una Fondazione, quella della Casa della Carità, che è una casa di ospitalità,<br />

dove si abita, dove abito anch’io, attualmente ci sono 130 tra uomini e<br />

donne di tante nazionalità (più di 72) ed anche persone e famiglie rom, accolti<br />

dopo uno dei tanti sgomberi. Siamo presenti poi nei diversi “non luoghi”<br />

della metropoli, con un approccio sempre di mediazione, di attenzione<br />

al contesto, di sv<strong>il</strong>uppo di patti di socialità e legalità. Puntiamo molto alla<br />

socialità che produce legalità.<br />

Stare nel mezzo delle situazioni con un sociale che non può essere soltanto<br />

residuale o strumentale per logiche solo di contenimento o espulsive,<br />

distinguere sicurezza e legalità è estremamente importante: l’ondata emotiva<br />

a favore della sicurezza non è affatto accompagnata da un’analoga ondata<br />

emotiva a favore della legalità. Vi è una scarsissima affezione per le regole:<br />

riteniamo pericolosa questa frattura tra legalità e sicurezza. Una società dove<br />

<strong>il</strong> bisogno di sicurezza prospera, slegato dal discorso sulla legalità, si espone<br />

inevitab<strong>il</strong>mente al rischio di derive anche autoritarie o di stampo populista.<br />

La frattura esistente vorrebbe imporre un sociale buonista, assistenzialistico,<br />

compassionevole, che lasci spazio a una gestione dell’ordine pubblico tutto<br />

di ridimensionamento del valore della coesione e responsab<strong>il</strong>ità sociale. La<br />

politica deve avere un ruolo diverso da quello di essere accompagnatore delle<br />

emozioni, qualche volta accondiscendente, ma deve governare, anticipare<br />

le situazioni. Questo vale anche per <strong>il</strong> tema degli stranieri, dove spesso si<br />

sv<strong>il</strong>uppa una riduzione che riporta alla questione di sicurezza, con questo<br />

ragionamento: «Chi entra in Italia senza titolo di soggiorno è in una situazione<br />

di <strong>il</strong>legalità, ogni <strong>il</strong>legalità è una minaccia per la sicurezza dei cittadini»;<br />

ergo, e qui è un passaggio indebito, però che passa nella mentalità comune, la<br />

questione degli stranieri è una questione di sicurezza. Non è così semplice, e<br />

la politica non può non affrontare la complessità. Noi vediamo, ad esempio,<br />

quante donne sono nelle nostre case, con una irregolarità quasi indispensab<strong>il</strong>e<br />

per essere accolti, ma soprattutto la società civ<strong>il</strong>e, <strong>il</strong> sociale deve produrre<br />

legalità, responsab<strong>il</strong>ità. Avere ridotto <strong>il</strong> sociale a emergenza umanitaria,<br />

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