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Carlo Fucci<br />

la presa di coscienza dei carichi di lavoro insopportab<strong>il</strong>i - per carenze di<br />

organico e di mezzi - ai quali siamo quotidianamente sottoposti;<br />

2) la necessità di ridare efficienza al sistema giudiziario con impegni di<br />

spesa per la giustizia maggiori di quelli irrisori a tutti noti, necessari per<br />

l’espletamento quotidiano delle funzioni e dunque per l’informatizzazione<br />

ed <strong>il</strong> personale aus<strong>il</strong>iario, nonché con riforme che rendano i percorsi processuali<br />

praticab<strong>il</strong>i a differenza di quelli attuali (dove l’abuso delle garanzie,<br />

<strong>il</strong> sistema di formazione delle prove, <strong>il</strong> numero dei processi, <strong>il</strong> numero eccessivo<br />

di avvocati che come piccoli imprenditori incrementano gli affari<br />

giudiziari sono tra le reali cause della maggior parte dei ritardi e<br />

dell’inefficienza del sistema che invece sono addebitati ai magistrati).<br />

Se si percorre una strada diversa penso che la magistratura non sarà<br />

posta nelle condizioni necessarie per poter fornire risposte adeguate alle<br />

richieste provenienti dalla società moderna ed <strong>il</strong> tema dell’efficienza rappresenterà<br />

per la classe politica solo uno slogan da spendere nella comunicazione<br />

esterna trascurando la realtà.<br />

Come rispetto al tema dell’immigrazione clandestina rischia di essere<br />

solo uno slogan o una <strong>il</strong>lusoria panacea la previsione di una apposita figura<br />

di reato, mentre l’inefficacia della normativa attuale è dovuto alla “formalità”<br />

del sistema di espulsione (sul quale si dovrebbe dunque intervenire).<br />

Concludo sostenendo di non credere che la magistratura possa essere<br />

tacciata di rifiutare <strong>il</strong> dialogo, o di rompere l’equ<strong>il</strong>ibrio disegnato dalla Costituzione<br />

se, ieri dal Distretto di Napoli (ove in molti uffici l’emergenza è<br />

<strong>il</strong> sistema ordinario), oggi dal Congresso nazionale dell’Anm e domani da<br />

altre parti del Paese, i magistrati - pur riconoscendo determinate emergenze<br />

sociali - manifestano la loro forte preoccupazione per scelte legislative<br />

che istituendo un giudice speciale colpiscono <strong>il</strong> “potere diffuso” voluto<br />

dalla Costituzione, creando in tal modo - paradossalmente - maggiori problemi<br />

di efficienza e lanciando all’opinione pubblica <strong>il</strong> messaggio -<br />

infondato - che gli interventi della magistratura sul territorio hanno aggravato<br />

quelle emergenze.<br />

Sono convinto che <strong>il</strong> principio che vuole <strong>il</strong> giudice soggetto alla legge<br />

implica <strong>il</strong> riconoscimento del primato della legge - che applichiamo anche<br />

quando non la condividiamo - e del Parlamento quale sede della sovranità<br />

popolare, esercitata però nelle forme e nei limiti della Costituzione,<br />

all’interno dei quali rientra un Csm organo di autogoverno e non di semplice<br />

amministrazione, un pm non “separato” dal giudice, una giustizia disciplinare<br />

non sottratta al Csm, l’esercizio indipendente della giurisdizione<br />

in un sistema caratterizzato da quel potere diffuso voluto dai Costituenti.<br />

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