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Scarica il pdf - Associazione Nazionale Magistrati

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Roberto Conti<br />

La tutela dei diritti fondamentali non ammette più schematizzazioni<br />

territoriali, né giudici di serie A e di serie B e richiede, proprio perché <strong>il</strong><br />

giudice non è scelto dalle parti, una cultura di base sui diritti fondamentali<br />

quanto più comune possib<strong>il</strong>e.<br />

L’essere europei, in fondo, fa saltare lo schema nostrano “nord centro<br />

sud” che pure sembra a tratti voler caratterizzare la cultura - e la formazione<br />

- della giurisdizione italiana.<br />

Sarà - e continuerà ad essere -, piuttosto, periferico l’atteggiamento culturale<br />

chiuso e retrivo di chi quelle matrici comuni bypasserà, preferendo<br />

continuare a fare, pensare ed agire come se vivessimo in uno Stato governato<br />

da un positivismo legalistico ottocentesco che, nei fatti, non esiste<br />

più.<br />

Mi piace concludere questo intervento evocando l’ultima relazione del<br />

Primo presidente Carbone ed <strong>il</strong> “manifesto” del giudice che essa prospetta:<br />

«…Si delinea una nuova tappa della funzione di garanzia giurisdizionale:<br />

in un tempo di regole complesse, essa diventa elemento di “semplificazione”<br />

interpretativa della “complicazione” legislativa, fattore di innovazione<br />

e “sv<strong>il</strong>uppo” del sistema, garanzia di realizzazione dei diritti di cittadinanza<br />

sociale e di libertà, anche economica, in un sistema mult<strong>il</strong>ivello, su<br />

cui incidono i processi di globalizzazione».<br />

Il gruppo Europa costituito lo scorso anno sulla spinta dell’attuale vicepresidente<br />

dell’Anm è solo una fiammella che tenta di <strong>il</strong>luminare questo<br />

tracciato impervio e complesso che si delinea innanzi al giudice che, per<br />

reagire alla tentazione di fuggire rispetto ad una funzione percepita a tratti<br />

come troppo gravoso, non potrà non considerare quanto virtuoso, appagante<br />

e straordinariamente ricco sia <strong>il</strong> ruolo che l’ordinamento ha voluto,<br />

non per sua scelta, riconoscergli.<br />

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