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Giusto Sciacchitano
Come pensare che può essere esaurito in tempi brevi un processo siffatto?
Quando in un ufficio giudiziario si sviluppano contemporaneamente
più maxi indagini e più maxi processi in dibattimento, i problemi da affrontare,
sia processuali che per il numero di magistrati da assegnare a
queste attività, sono di difficile soluzione.
Ma vi è di più.
Nel 1989 l’Italia ha voluto modificare il sistema processuale: ha abbandonato
il sistema inquisitorio ed ha adottato quello accusatorio
sull’esempio degli Stati Uniti.
Si riteneva allora:
a) che non si sarebbero più celebrati maxi processi. Si pensava: sì alle maxi
indagini, no ai maxi processi;
b) che vi sarebbe stato un ricorso notevole ai riti alternativi;
c) che, conseguentemente, il dibattimento non avrebbe sofferto a causa
della regola secondo cui la prova si forma davanti al giudice.
Il cambiamento del sistema processuale voleva certamente venire incontro
all’esigenza della c.d. giustizia giusta, con l’equiparazione, almeno
durante il dibattimento, del pm e della difesa.
Tutte le validissime considerazioni, però, sono sostanzialmente cadute
davanti alla constatazione che i tempi del processo si sono allungati.
E non poteva che essere così, né si comprende come il legislatore del
1989 e tutti gli studi che hanno preparato quella radicale modifica processuale
non se ne siano accorti.
Negli Stati Uniti infatti il sistema processuale poggia su pilastri di segno
opposto: organo dell’accusa dipendente dall’esecutivo, facoltatività della
azione penale, eccezionalità dell’appello.
In quel sistema, cioè, lo schema normalmente prevede: un fatto, un reato,
un imputato.
Negli Usa, ad esempio, l’Fbi ha un budget per cui dispone di una certa
somma ripartita nelle varie sedi e deve svolgere le indagini utilizzando
quella somma: può quindi accadere che un’indagine non venga seguita per
mancanza di fondi, oppure che il Procuratore distrettuale ritenga che il caso
non meriti di essere sviluppato, oppure che l’imputato è stato già condannato
per altro e che non serve istruire altri processi contro di lui, oppure
che è opportuno concedere l’immunità o accusarlo solo di un fatto di
cui egli si dichiari colpevole.
Nella mia esperienza di pm a Palermo, nelle indagini internazionali proprio
con gli Stati Uniti, ho potuto costatare, di volta in volta, il verificarsi
dell’una o dell’altra ipotesi appena accennate, senza che sorgesse in alcuno
una obiezione di principio, e d’altra parte ricordo bene come davanti
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