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Luca Poniz<br />

Un progetto per la giustizia<br />

sostituto, Procura della Repubblica di M<strong>il</strong>ano, presidente Sezione Anm di M<strong>il</strong>ano<br />

Quale efficienza?<br />

È diffic<strong>il</strong>e ignorare la profonda crisi che investe <strong>il</strong> sistema-giustizia, ed è<br />

diffic<strong>il</strong>e non sentirsi, da magistrati, coinvolti profondamente nelle cause<br />

che hanno concorso a determinarla.<br />

Le violente polemiche che hanno investito ed investono, pressoché<br />

quotidianamente, <strong>il</strong> funzionamento della “giustizia” muovono solitamente<br />

proprio dalla denuncia della sua incapacità di dare risposte alle domande<br />

dei cittadini, e di darle nei tempi che non soltanto i cittadini si aspettano,<br />

ma che sono oggettivamente uno dei parametri sostanziali di valutazione<br />

del funzionamento della giurisdizione, essendo, peraltro, uno degli elementi<br />

fondanti <strong>il</strong> valore costituzionale del “giusto processo”.<br />

Gli elementi che solitamente vengono considerati come oggettivi indicatori<br />

della crisi, o per meglio dire, secondo alcuni, persino del fallimento<br />

del sistema giurisdizionale (lo stesso Presidente della Corte d’Appello di<br />

M<strong>il</strong>ano, cons. Grechi, non ha esitato a parlare di bancarotta, e di ideale<br />

consegna dei libri al Tribunale…) sono la durata dei processi e, nel settore<br />

penale, l’elevato numero di procedimenti non definiti con esiti corrispondenti<br />

al fine del procedimento penale stesso, cioè l’individuazione degli<br />

autori del reato, e la conseguente punizione. Recenti e non meno roventi<br />

polemiche riguardano poi <strong>il</strong> senso di inanità del processo, sintetizzato dalla<br />

formula “certezza della pena”, divenuta nel frattempo “incerta”, con una<br />

diffusa idea della vanificazione degli esiti propri del processo, percepiti<br />

come ormai persino strutturalmente inut<strong>il</strong>i.<br />

Un sistema, dunque, inefficiente, e dagli esiti inefficaci.<br />

E siccome un operatore di giustizia non può non essere interessato alle<br />

ragioni di una crisi di tale portata, l’obbligo è, allora, interrogarsi sulle ragioni,<br />

certo plurime, perché solo dalla loro comprensione possono derivare<br />

alcune soluzioni, o almeno proposte di soluzioni.<br />

Solo apparentemente <strong>il</strong> concetto di “efficienza” ha un significato univoco,<br />

ed ancora più apparentemente ha natura oggettiva.<br />

Certo, la durata di un procedimento e di un processo e la loro complessiva<br />

irragionevolezza hanno caratteri di oggettività; ma assai più opinab<strong>il</strong>e<br />

è invece la misurazione dell’efficienza in relazione al parametro della<br />

“soluzione” dei casi, del raffronto tra casi affrontati e definiti, tra pendenze<br />

e decisioni: qui infatti entrano in campo elementi valutativi che investono<br />

l’interezza del sistema, certo non solo quello giurisdizionale in senso<br />

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