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Franco Siddi<br />

presidente della Federazione nazionale stampa italiana<br />

Un progetto per la giustizia<br />

Porto con piacere <strong>il</strong> saluto della Federazione nazionale della stampa a<br />

questo Congresso, memore di alcune iniziative che abbiamo fatto negli anni<br />

con l’<strong>Associazione</strong> nazionale magistrati a tutela dell’indipendenza della magistratura<br />

e di tutte le funzioni di garanzia della convivenza civ<strong>il</strong>e assicurata<br />

dalla nostra Costituzione più volte messa a rischio e più volte messa sotto tiro.<br />

Osservo che c’è ancora, anche in questa stagione di apertura (pare) di un<br />

confronto di merito sui problemi che riguardano <strong>il</strong> Paese dal punto di vista<br />

sociale, culturale, della convivenza e dell’economia, un residuo di tendenze a<br />

considerare <strong>il</strong> potere (vostro) di garanzia e le funzioni (credo nostre) di garanzia<br />

democratica sotto processo piuttosto che metterle in condizioni di<br />

poter esercitare con la massima loro responsab<strong>il</strong>ità le funzioni che sono loro<br />

assegnate. Leggendo gli atti di questa mattina, osservo che la magistratura<br />

per realizzare davvero un progetto per la giustizia che sia efficace, che dia risposta<br />

in tempi certi ai cittadini ha bisogno di mezzi, di strumenti, ha bisogno<br />

di organici, ha bisogno di non dover continuamente misurarsi con nuove<br />

norme che devono servire più a indirizzare uno o più processi piuttosto<br />

che <strong>il</strong> “processo”.<br />

Ugualmente l’informazione, spesso, si trova in questa condizione. Una situazione<br />

diffic<strong>il</strong>e oggi per <strong>il</strong> sindacato di categoria dei giornalisti: e <strong>il</strong> contratto<br />

di lavoro non si fa da tre anni perché si vuole alimentare <strong>il</strong> precariato, si<br />

vuole far finta che <strong>il</strong> precariato sia un fatto normale e non un elemento che<br />

determina minore libertà del giornalismo e degli operatori dell’informazione.<br />

Si vuole anche immaginare che sia necessario mettere la museruola ai giornalisti<br />

perché esagerano e danno notizie scomode. Le notizie scomode vanno<br />

date, lo dico anche rispetto alla magistratura; noi riaffermiamo in questa<br />

sede di partecipazione convinta ai vostri lavori, l’invito a poter trovare collaborazioni<br />

importanti, come è stato fatto in passato, su varie materie: da<br />

quella della riforma dell’ordinamento giudiziario a quella della riforma<br />

dell’Ordine dei giornalisti, a quella delle intercettazioni, per dire che noi riaffermiamo<br />

<strong>il</strong> diritto ad osservare come procedono le inchieste e a poterlo<br />

raccontare. Ovviamente sappiamo che in questo cammino svolgiamo compiti<br />

che sono assolutamente diversi: <strong>il</strong> giudice deve assicurare la riservatezza<br />

dei propri atti; <strong>il</strong> giornalista, se ne viene a conoscenza, ha <strong>il</strong> dovere di pubblicarle,<br />

con norme confliggenti di un diritto che deve trovare l’equ<strong>il</strong>ibrio<br />

proprio nella sua attività materiale, nell’attività materiale delle varie componenti<br />

chiamate a esercitarlo. Abbiamo dei problemi da questo punto di vista<br />

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