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Un progetto per la giustizia
Sul versante delle responsabilità, gli illeciti disciplinari, tipizzati, delineano
un idealtipo di magistrato corretto, laborioso, diligente, riservato, restio alle
esternazioni, per buona parte mutuato dal codice deontologico elaborato
dall’Anm.
In conclusione, a me pare che tutto il circuito dell’autogoverno e la realtà
associativa dovranno tendere a delineare una magistratura capace, aggiornata
culturalmente, responsabile del compito istituzionale e dei risultati conseguiti,
effettivamente legittimata sul piano sociale dalla propria professionalità,
facendo tesoro anche di quelle esperienze spontanee (ad es. gli Osservatori
sulla giustizia) che in questi anni hanno concorso a delineare una figura
di magistrato caratterizzata dall’etica della responsabilità, e che hanno orientato
idealmente la funzione del giudice, ponendo in crisi condotte, atteggiamenti,
stili non più tollerabili, assicurando la reattività fattibile rispetto alla
drammaticità delle condizioni materiali date.
La magistratura italiana, a metà del guado, ma finalmente dotata di strumenti
ordinamentali che si muovono nella giusta direzione, deve allontanarsi
decisamente dal suo vizio burocratico d’origine, percorrendo la strada
dell’innovazione.
Noi sappiamo che il percorso è lungo e faticoso, e che il cammino, per
non essere vano, dev’essere accompagnato da riforme profonde, di struttura,
organizzative, procedimentali.
E tuttavia si tratta di una sfida che, se non sarà colta, lascerà ancora la
magistratura in quel limbo di credibilità che la espone a tutte le intemperie.
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