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Un progetto per la giustizia
dell’udienza preliminare, anteriormente al conseguimento della prima valutazione
di idoneità». Ma, anche qui, si tratta, di nuovo, di un lusso che non
ci possiamo permettere. Soprattutto perché è un lusso che significa l’effettivo
affossamento di alcuni uffici giudiziari, ed in particolare di alcune Procure
del Sud Italia, che non sono in grado di andare avanti senza l’iniezione di
questo materiale umano che, tra l’altro, è l’unico realmente disponibile, non
essendo neppure pensabile che si possa andare avanti per anni con applicazioni
a catena. Ma vi è di più. Questa disciplina è in insanabile contraddizione
con quella relativa alla magistratura onoraria, in cui il magistrato onorario
può svolgere, da subito, alcune di quelle attività che sono invece precluse al
magistrato di carriera al momento del conferimento delle funzioni giurisdizionali.
Non solo; ma alcune di queste funzioni (pensiamo a quelle di pubblico
ministero nei procedimenti nei quali il Tribunale giudica in composizione
monocratica) possono essere svolte - se non vado errato - durante il
tirocinio dal magistrato ordinario che ancora non è stato investito delle funzioni
giurisdizionali (ex uditori giudiziari). Con questa paradossale conseguenza:
che prima del conferimento delle funzioni giurisdizionali questo
magistrato può svolgere le funzioni di pubblico ministero in quei procedimenti;
una volta ottenute le funzioni giurisdizionali, non più. Non si riesce
allora a capire sulla base di quale superiore considerazione, invece, un magistrato
onorario (che non ha superato il concorso per esami con prove scritte
ed orali, che non ha conseguito il diploma presso le scuole di specializzazione
per le professioni legali, che non ha svolto un tirocinio della durata di 18
mesi con una sessione di sei mesi presso la Scuola superiore della magistratura
ed una di dodici mesi presso gli uffici giudiziari) possa tranquillamente
svolgere dopo un brevissimo tirocinio di soli tre mesi funzioni che sono negate
al magistrato di carriera dopo il positivo superamento di tutte quelle
prove e dopo la dichiarazione di idoneità allo svolgimento di funzioni giurisdizionali.
Ne deriva che, quanto meno per le funzioni di pubblico ministero,
la normativa dell’art. 13.2 andrebbe immediatamente rivista. Tanto più
che il magistrato che viene a far parte dell’ufficio del pubblico ministero gode
di una “copertura” o, se vogliamo, di un controllo e di una vigilanza derivante
dall’essere inserito in una struttura che presenta alcuni, sia pur limitati,
lati gerarchici e che a sua volta (art. 6 decreto legislativo 106 del 2006) è
sottoposta ad una «attività di vigilanza del Procuratore generale presso la
Corte di Appello» (attività di vigilanza che dal Procuratore generale di Torino
è stata fin dall’inizio esercitata - molto giustamente - in modo particolarmente
intenso) «al fine di verificare il corretto ed uniforme esercizio
dell’azione penale ed il rispetto delle norme sul giusto processo, nonché il
puntuale esercizio da parte dei Procuratori della Repubblica dei poteri di di-
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