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Marcello Maddalena<br />

sommerso dalle varie incombenze che si addensano e accumulano sul suo<br />

capo, ecco che <strong>il</strong> prodotto che - ciò nonostante - gli uffici giudiziari italiani<br />

riescono a tirar fuori dovrebbe far gridare al miracolo.<br />

Lo prova <strong>il</strong> fatto che, ad onta dell’ultimo indulto (che ancora continua ad<br />

operare tutti i giorni) e di tutte le cause estintive del reato e della pena, ad<br />

onta di tutte le prescrizioni, ad onta di tutte le misure premiali, di tutte le<br />

misure alternative alla pena detentiva, di tutte le sanzioni sostitutive, di tutti<br />

gli istituti indulgenziali e di tutti i benefici penitenziari, ed anche ad onta di<br />

tutti i patteggiamenti ristretti ed allargati, ecc., la popolazione attualmente<br />

presente negli istituti penitenziari è di 54.085 unità, a fronte di una capienza<br />

regolamentare di 43.477 detenuti ed una massima tollerab<strong>il</strong>e di 64.020. Tenendo<br />

conto che, nel momento in cui è stato varato <strong>il</strong> famoso indulto con<br />

l’unico scopo - così si è detto - di deflazionare gli istituti penitenziari, la popolazione<br />

carceraria ammontava a 61.264 unità (per ridursi poi, nell’arco di<br />

5 mesi, a 39.005), se ne ricava, in primis, che questo sgangherato sistema giudiziario<br />

italiano è riuscito in 17 mesi ad occupare stab<strong>il</strong>mente negli istituti<br />

penitenziari 15.080 nuovi posti di… detenzione (con una media di 887 al<br />

mese che fanno 10.644 all’anno); in secundis, che tra otto mesi saremo al livello<br />

pre-indulto e tra un anno al limite di tollerab<strong>il</strong>ità in assoluto.<br />

È ovvio che, per chi ritiene che la popolazione carceraria (dove tra l’altro<br />

circa <strong>il</strong> 40 per cento circa è composta da condannati definitivi) sia composta<br />

solo o prevalentemente da poveracci innocenti o sfortunati e che al loro posto<br />

non dovrebbe esservi nessuno o tutt’altro tipo di popolazione, questi dati<br />

starebbero a rappresentare non l’inefficacia o l’inefficienza, ma addirittura<br />

la perversione del sistema e del processo penale; per chi invece - come <strong>il</strong><br />

sottoscritto - è portato a ritenere che in realtà negli istituti penitenziari finiscano<br />

quanto meno in grande maggioranza persone veramente pericolose<br />

per la “sicurezza pubblica”, ecco che allora <strong>il</strong> risultato finale complessivo<br />

non dovrebbe apparire così disprezzab<strong>il</strong>e.<br />

Anzi. Verrebbe da dire: meno male che <strong>il</strong> sistema giustizia funziona solo<br />

così; perché, se funzionasse come da tutte le parti si pretenderebbe, <strong>il</strong> sistema<br />

penitenziario non solo non sarebbe ma non sarebbe già stato in grado di<br />

reggere l’impatto con una maggiore produttività di sentenze di condanna<br />

definitive.<br />

Certo è che, se ci fosse, un minimo di ragionevolezza e coerenza nei<br />

comportamenti umani, allora entro un anno dovrebbe verificarsi una di queste<br />

quattro alternative: o un nuovo indulto (<strong>il</strong> precedente è stato approvato<br />

pressoché all’unanimità) o nuovi istituti penitenziari o un sistema sanzionatorio<br />

completamente diverso e non più imperniato sulla pena detentiva (ma<br />

sperab<strong>il</strong>mente efficace) o... una miracolosa riduzione del crimine per effetto<br />

di salvifiche conversioni dei delinquenti.<br />

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