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Scarica il pdf - Associazione Nazionale Magistrati

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Un progetto per la giustizia<br />

al processo penale contumaciale o nei confronti degli irreperib<strong>il</strong>i, alla luce<br />

della quale si potrebbe pensare ad una radicale rivisitazione di questo istituto<br />

che avrebbe non solo la conseguenza di rendere “più sostanzioso” <strong>il</strong> processo,<br />

ma anche un’immediata finalità deflativa.<br />

Si pensi, ancora, alla giurisprudenza in tema di accesso ai mezzi di gravame,<br />

sulla scorta della quale si potrebbe ripensare al principio della libera<br />

ed indiscriminata accessib<strong>il</strong>ità ai gradi superiori di giudizio.<br />

D’altro lato, credo sia ormai imprescindib<strong>il</strong>e una presa di coscienza del<br />

fatto che la massiccia “giurisdizionalizzazione” dei conflitti non è compatib<strong>il</strong>e<br />

con la società contemporanea. È essenziale ricondurre l’intervento del<br />

giudice alla sua matrice essenziale di tutela dei diritti fondamentali e di risoluzione<br />

delle controversie di particolare valore economico e sociale, mediante<br />

un ricorso convinto a metodologie contenziose e non contenziose di risoluzione<br />

dei conflitti che evitino <strong>il</strong> passaggio all’interno del circuito giudiziario<br />

(ove, tra l’altro, non sempre gli strumenti dati al giudicante sono i più idonei<br />

per raggiungere un’effettiva composizione degli interessi ottimale per<br />

le parti).<br />

Dobbiamo avere <strong>il</strong> coraggio di ammettere che la magistratura non può<br />

occuparsi efficacemente di tutto e chiedere che <strong>il</strong> nostro intervento sia tendenzialmente<br />

limitato ai casi ove effettivamente si può dare alla società nella<br />

quale operiamo un contributo di qualità.<br />

In questo, credo sia imprescindib<strong>il</strong>e non solo individuare possib<strong>il</strong>i competenze<br />

e capacità al di fuori della magistratura per la risoluzione delle controversie,<br />

ma anche aprire un confronto serio con la classe forense, che deve<br />

assumersi la propria parte di responsab<strong>il</strong>ità nel contribuire a contenere la “litigation<br />

explosion” 8 : in primo luogo, mediante una riqualificazione dell’accesso<br />

alla professione, in secondo mediante un possente sforzo di tutela e promozione<br />

della professionalità dei propri membri, anche attraverso<br />

l’eliminazione di tutti i meccanismi che, oggi, rendono <strong>il</strong> processo (per <strong>il</strong> difensore)<br />

più conveniente della transazione.<br />

Per quanto ci riguarda, come <strong>Associazione</strong> nazionale magistrati abbiamo<br />

un preciso dovere di elevare la questione a priorità assoluta nell’agenda del<br />

confronto con la politica. E ciò non solo per la ragione, sin troppo ovvia,<br />

relativa alle conseguenze politiche ed economiche che derivano al Paese dalla<br />

sistematica disfunzione della sua giustizia, ma anche per noi stessi. Come<br />

scriveva Jeremy Bentham «justice delayed is justice denied»: la giustizia dai<br />

tempi infiniti non è giustizia e rende le nostre fatiche spesso vane, quando<br />

non già controproducenti per l’individuo e la società. Chiedere una riforma<br />

8 Cfr. J. Chevalier, L’État de Droit, Montchrestien, Coll. Clefs, 4a ed., Paris 2003, 141.<br />

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