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Un progetto per la giustizia
1) Sviluppare e migliorare la formazione interna (anche nell’ottica della formazione
comune avvocati-magistrati che ha già dato i primi frutti, sia in sede
di attività di formazione centrale e soprattutto decentrata del Csm, sia indirettamente
all’interno degli Osservatori), perché il deciso incremento numerico
degli avvocati, che non ha eguali in Europa, non finisca per compromettere
la qualità del servizio e del diritto alla difesa.
2) Agevolare la riforma delle tariffe forensi, in modo da raggiungere
l’obiettivo di un compenso più chiaro, semplice, collegato non tanto alla redazione
dei singoli atti o alla partecipazione alle udienze, quanto al valore
complessivo della controversia, con incentivi nel caso di soluzioni conciliative.
E veniamo alla nostra parte.
Credo che una richiesta di un consistente aumento quantitativo del lavoro,
salvo casi marginali, sia un fuor d’opera, tenuto conto della situazione
data. E la prepotente emersione della questione dei carichi esigibili è il segno,
il termometro del fatto che null’altro si può pretendere da questo punto
di vista. Del resto, noi vogliamo continuare a fare i magistrati, e non i burocrati
o gli aziendalisti preoccupati essenzialmente della quantità.
Dobbiamo fare subito almeno due cose.
1) Organizzare al meglio, nell’ambito delle nostre prerogative, il nostro lavoro,
i nostri ruoli, i nostri uffici, semplificando dove è possibile, coordinando
il lavoro di tutti, evitando disagi inutili per i cittadini, distribuendo i carichi
di lavoro in modo razionale ed efficace. Dobbiamo scegliere dirigenti in
grado di rispondere positivamente alle nuove sfide organizzative, pur nella
convinzione che il “prodotto giustizia” è speciale e non può essere affidato
incondizionatamente alle regole aziendali e in generale di mercato.
2) Continuare a mantenere al centro del nostro interesse, continuare a perfezionare
e potenziare l’attività di formazione, facendo tesoro dell’importantissima
esperienza consiliare e opponendosi a tentativi di burocratizzazione
della formazione nell’ambito della costituenda Scuola della magistratura, da
tempo attesa dalla stessa Anm come grande opportunità per l’intera magistratura.
Un giudice per così dire ben formato non è solo un giudice più indipendente,
ma è anche un giudice dotato di una professionalità più elevata e ciò
ha riflessi positivi sull’efficacia della sua azione e quindi, alla fine della corsa,
sulla durata dei processi.
È, come detto, l’ora delle scelte.
Perché ho il sospetto che se si dice di voler fare tutto, in realtà, forse,
non si vuole fare alcunché.
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