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Carlo Sabatini<br />

giudice, Tribunale di Roma<br />

Processo penale ed efficacia<br />

Un progetto per la giustizia<br />

Questa breve riflessione tenta in primo luogo di definire cosa si deve<br />

intendere per ‘efficacia’, descrivendo poi quali possano essere i fattori che<br />

maggiormente la caratterizzano nel processo penale e, infine, prova a fornire<br />

alcune risposte al bisogno di ‘processo efficace’ che si avverte sempre<br />

più acutamente: senza pretese di esaustività o di definitività, ma con la<br />

consapevolezza che qualunque r<strong>il</strong>ievo critico non può non accompagnarsi<br />

a proposte, sopratutto all’indicazione di ciò che noi stessi potremmo fare.<br />

1. Come primo postulato, possiamo allora indicare come ‘efficacia’ la capacità<br />

di raggiungere quell’effetto che una determinata azione si è proposta:<br />

capacità che presuppone che vi siano obiettivi chiari e predeterminati,<br />

e perseguiti attraverso un insieme di mezzi congrui allo scopo.<br />

2. Tentando di ‘calare’ tale nozione nel sistema processuale, in particolare<br />

in quello penale, può notarsi per un verso che esso dichiara di volere perseguire<br />

molteplici ed eterogenei obiettivi (sanzione, rieducazione, tutela<br />

delle parti offese; la garanzia e l’effettività della difesa; la celerità della definizione,<br />

solo per citarne alcuni); per altro verso che sconta una segmentazione<br />

di ruoli e competenze (possiamo individuare una serie di ‘dualismi’<br />

o di sovrapposizioni, tra Ministero e Csm; magistrati e personale; magistrati<br />

e avvocati; Pg e magistrati; gradi di giudizio), per cui non c’è un unico<br />

‘responsab<strong>il</strong>e del procedimento’, che curi l’ottenimento del risultato,<br />

cioè dell’effetto postulato inizialmente.<br />

Ciò impone sforzo di sintesi e coordinamento di obiettivi e mezzi: come<br />

del resto ha indicato la Cepej, Commissione europea per l’efficienza<br />

della giustizia, che nel suo programma quadro del settembre 2005 ha indicato<br />

i vari possib<strong>il</strong>i piani di intervento, che spaziano dalle risorse, alla legislazione,<br />

alla r<strong>il</strong>evazione statistica dei dati, alla formazione dei magistrati e<br />

del personale, all’organizzazione interna.<br />

Ci deve dunque essere consapevolezza della necessità che tutti questi<br />

piani interagiscano: come del resto indicano alcuni studi di ‘economia giuridica’,<br />

che identificano <strong>il</strong> sistema giustizia come volto a produrre <strong>il</strong> ‘bene<br />

di interesse pubblico’ (come potrebbe tradursi l’espressione public merit good).<br />

L’interazione, va rimarcato, riguarda i fattori di sua produzione, non<br />

può riguardare <strong>il</strong> singolo prodotto, e cioè la singola decisione: come qual-<br />

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