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Scarica il pdf - Associazione Nazionale Magistrati

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Indirizzi di saluto<br />

Giorgio Santacroce<br />

Presidente della Corte d’Appello di Roma<br />

Desidero rivolgere innanzitutto a Lei, signor Presidente della Repubblica,<br />

che con la sua presenza ci onora, ci conforta e ci rasserena in occasione<br />

dell’apertura di questo XXIX Congresso nazionale organizzato dall’<strong>Associazione</strong><br />

nazionale magistrati, i sensi di profonda deferenza e di rispetto che<br />

tutta la magistratura italiana prova nei suoi confronti per la prudenza,<br />

l’equ<strong>il</strong>ibrio e <strong>il</strong> senso di responsab<strong>il</strong>ità che caratterizzano ogni suo intervento<br />

e <strong>il</strong> suo costante e fermo richiamo alla difesa dei principi costituzionali di<br />

stretta legalità e di autonomia dei magistrati, sia come Capo dello Stato, supremo<br />

garante della Costituzione, sia come Presidente del Consiglio superiore<br />

della magistratura e, quindi, come garante del ruolo istituzionale che la<br />

Carta costituzionale assegna alla magistratura nei confronti della collettività.<br />

Un cordiale benvenuto poi a tutte le autorità presenti, agli <strong>il</strong>lustri congressisti,<br />

ai colleghi magistrati, a tutti gli ospiti che con la loro folta presenza<br />

testimoniano l’importanza e l’attesa di questo evento.<br />

Da molti anni ormai assistiamo impotenti e disorientati - come se si trattasse<br />

di un qualcosa che si svolge al di sopra delle nostre teste - all’evoluzione-involuzione<br />

di un apparato giudiziario frag<strong>il</strong>e e costoso, appesantito (e, a<br />

volte, addirittura paralizzato) da eccessivi e stucchevoli formalismi contrabbandati<br />

come garanzie ineludib<strong>il</strong>i, e sedimentatosi attraverso una disorganica<br />

e confusa produzione legislativa che, concentratasi sui massimi sistemi di<br />

una giustizia ideale astratta disancorata dalla realtà, ha mostrato d’aver perso<br />

di vista come funziona in concreto la giustizia di ogni giorno e, quindi, quali<br />

siano i meccanismi pratici minimi di un sistema di giustizia effettiva e fattib<strong>il</strong>e.<br />

Ben venga un ministero per la delegificazione legislativa che consenta di<br />

inventariare finalmente <strong>il</strong> cumulo di leggi e di atti normativi vigenti, avviando<br />

una salutare opera di deforestazione della giungla legislativa, eliminando<br />

ambiguità, contraddizioni, esuberanze linguistiche, disposizioni superflue e<br />

del tutto obsolete: ben venga, insomma, tutto ciò che serve ad ammodernare<br />

e semplificare <strong>il</strong> complicato ed intricato quadro legislativo di cui disponiamo,<br />

rendendo <strong>il</strong> nostro ordinamento meno farraginoso e più vicino anche<br />

sotto questo prof<strong>il</strong>o agli altri Paesi europei. Missione certamente diffic<strong>il</strong>e,<br />

ma non impossib<strong>il</strong>e. Ma si metta anche allo studio - subito e senza ulteriori<br />

indugi - un “piano per la giustizia”, organico e di vasto respiro, come<br />

quello che ipotizzò negli anni Ottanta un Ministro della Giustizia, nella convinzione<br />

ben evidenziata in un recente articolo che «i problemi della giustizia<br />

devono essere affrontati e risolti in un quadro complessivo ben definito<br />

di obiettivi e di interventi, da programmare negli anni, come tessere di un<br />

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