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Giuseppe Corasaniti<br />

Così la disponib<strong>il</strong>ità di documenti condivisi in rete locale diventa una<br />

prospettiva reale di informazione per una giurisdizione più attenta e consapevole<br />

e quindi più efficace.<br />

L’ideale è oggi rappresentato da una prospettiva di giustizia digitale, semplice,<br />

efficace, partecipata: è l’unico strumento che abbiamo per chiedere e<br />

pretendere a gran voce una vera innovazione nelle strutture, nei metodi e<br />

nelle procedure e quindi garantire davvero più efficacia ed efficienza<br />

all’azione giurisdizionale, perché nell’innovazione complessiva del sistema<br />

pubblico la giustizia rappresenta <strong>il</strong> punto centrale.<br />

E tutto questo vuol dire anche avviare davvero un percorso coinvolgente<br />

di innovazione negli uffici giudicanti e requirenti, civ<strong>il</strong>i e penali.<br />

Bisogna costruire, giorno per giorno, una vera politica dell’innovazione<br />

tecnologica nella giustizia non solo annunciata ma concretamente praticata, con<br />

una migliore ut<strong>il</strong>izzazione delle risorse disponib<strong>il</strong>i e su un rinnovamento<br />

procedurale basato su strumenti informatici avanzati di trattamento ed elaborazione<br />

dei dati giudiziari e processuali, e oggi strumenti informatici avanzati<br />

non significa costi elevati, al contrario.<br />

Ogni giorno di più l’arretratezza sul terreno dell’innovazione nella giustizia<br />

si traduce in un passo indietro sul terreno dell’innovazione pubblica<br />

complessiva, e la schematicità di certe soluzioni sconta, a volte, anche la<br />

mancanza di una progettualità “di sistema” nel settore dell’informatica giuridica<br />

e giudiziaria rinunciando alle molte prospettive di interazione interna<br />

ed esterna (a cominciare dalla scarsa propensione di molti all’uso quotidiano<br />

ed efficace degli strumenti informatici disponib<strong>il</strong>i o nella incapacità di individuare<br />

ed adottare caso per caso soluzioni informatiche in grado di porsi<br />

come “interfacce” condivise semplici e diffuse, ed <strong>il</strong> processo telematico costituisce<br />

forse un significativo banco di prova per i magistrati, ma anche per<br />

gli avvocati).<br />

Ed in questo occorre allora un impegno diretto senza deleghe all’esterno<br />

cioè a uffici particolari o a referenti particolari, o mantenendo la consueta (e<br />

deleteria a mio modo di vedere) politica dell’outsourcing.<br />

L’innovazione implica un impegno all’interno dei nostri uffici, un impegno<br />

locale e insieme globale, ma un impegno diretto e non una delega costante<br />

agli “specialisti”.<br />

E una politica dell’innovazione implica anche un completo ripensamento<br />

delle strutture dedicate: <strong>il</strong> sistema dei referenti distrettuali ha dieci anni, risente<br />

di un’articolazione rigida e inattuale e non ha dato molti risultati concreti<br />

o, meglio, non sono mancate esperienze innovative in qualche caso<br />

molto interessanti, ma esse non si sono tradotte in riferimenti generali.<br />

Una politica per l’innovazione nella giustizia si traduce in autentico rinnovamento<br />

procedurale e strutturale e nell’adozione di standard e strumenti<br />

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