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Scarica il pdf - Associazione Nazionale Magistrati

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Rossana Zappasodi<br />

giudice, Tribunale di Torino<br />

Un progetto per la giustizia<br />

Il compito che mi è stato affidato è quello di riferire in ordine al lavoro<br />

iniziato da circa un mese dalla Commissione di studio su “Carichi esigib<strong>il</strong>i e<br />

standard medi di rendimento” che ha permesso di incominciare a conoscere<br />

i diversi possib<strong>il</strong>i approcci al problema con i connessi rischi, nonché a focalizzare<br />

gli obiettivi, le priorità e i metodi da seguire nel lavoro da svolgere.<br />

Si tratta quindi, più che in tante altre commissioni neo istituite, di un<br />

work in progress in cui proviamo a conoscere tutti gli aspetti di una problematica<br />

da noi ancora poco esplorata cercando di non applicare ad essa schemi<br />

precostituiti.<br />

Cerco quindi ora di esporvi in modo sintetico i punti di impostazione<br />

problematica finora emersi; essi riguardano principalmente gli obiettivi, i destinatari<br />

dello studio ed <strong>il</strong> metodo di lavoro che ci prefiggiamo di seguire. Va<br />

detto in premessa che ci siamo resi subito conto che <strong>il</strong> nostro studio deve<br />

trovare una strada che consenta di non cadere in due rischi estremi, entrambi<br />

inaccettab<strong>il</strong>i: da un lato l’eccesso di zelo di chi si sobbarca <strong>il</strong> vano tentativo<br />

di risolvere da sé <strong>il</strong> problema di un arretrato dell’ufficio sedimentatosi<br />

per anni e dall’altro <strong>il</strong> cedimento di chi è tentato di ut<strong>il</strong>izzare la “misura” del<br />

lavoro come schermo per giustificare <strong>il</strong> proprio disimpegno per avere “i<br />

numeri a posto”.<br />

1. Di fatto la nascita della nostra Commissione è stata provocata innanzitutto<br />

da una grave esigenza diffusa di molti colleghi di vedere stab<strong>il</strong>ito un parametro<br />

di riferimento per valutare la propria “laboriosità” (non solo con <strong>il</strong><br />

mero raffronto interno al proprio ufficio), ma anche per individuare un argomento<br />

difensivo oggettivo e forte sia in sede disciplinare interna sia in sede<br />

di eventuali rivalse a seguito dei procedimenti della c.d. legge Pinto, allorché<br />

le proprie condizioni di lavoro siano effettivamente proibitive e non<br />

consentano di concludere i processi loro assegnati entro un “termine ragionevole”.<br />

Del resto, a fronte di un carico eccessivo di lavoro, è certamente<br />

ingiusto (oltre che inefficace), che le disfunzioni di vario genere ad esso<br />

conseguenti possano essere imputate in capo all’ultimo anello della catena e<br />

cioè al singolo magistrato.<br />

Lo studio affidatoci costituisce poi l’occasione priv<strong>il</strong>egiata per focalizzare<br />

quali siano i fattori e le condizioni di lavoro che favoriscono un buon funzionamento<br />

della giustizia, così da permetterne la conoscenza a tutti, aggiungere<br />

criteri di valutazione, valorizzare le prassi migliori e le maggiori capacità<br />

professionali di rendimento ed infine, complessivamente, tentare di<br />

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