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Tommaso Virga
nuova ipotesi di responsabilità processuale, con condanna della parte al
pagamento di una somma a favore di una sorta di cassa, da cui attingere
per un compenso aggiuntivo al mediatore, il cui conseguimento non può
che costituire un’incentivazione al miglior esercizio dell’attività.
Questo intervento dovrebbe esser seguito, in tempi ragionevolmente
brevi, da un finalmente organico e ponderato progetto di riforma del processo
civile italiano, che, tenendo conto degli innumerevoli contributi già
forniti dal mondo accademico e dagli operatori del diritto, possa offrire un
modello processuale funzionale e agile, idoneo a garantire l’effettività della
tutela processuale e di contenere in tempi ragionevoli la definizione delle
controversie, nel rispetto dei principi e delle garanzie fondamentali previste
dalla nostra Carta costituzionale.
Diversi possono essere i possibili rimedi. Ma quale sarà la soluzione in
concreto adottata, questa non potrà prescindere dall’introduzione di strumenti
idonei ad assicurare, per quanto possibile, la definizione anticipata
delle controversie, né potrà sfuggire alla necessaria riduzione, una volta
per tutte, dell’eccessiva frammentazione e proliferazione di riti e modelli
processuali, che caratterizza il nostro sistema, prevedendo un unico rito
ordinario o, al più, due soli schemi processuali, di cui uno sommario per le
controversie c.d. seriali, da concludere obbligatoriamente con motivazione
succinta e secondo lo schema francese, ed un rito ordinario per tutte le altre
controversie.
Il nuovo modello processuale dovrà esser poi caratterizzato dalla eliminazione
di inutili formalismi processuali; dalla riduzione del numero di
scritti che l’attuale scansione consente di produrre fino a che il processo
arrivi a sentenza; dall’introduzione di una disciplina chiara e al contempo
rigorosa in tema di decadenze e preclusioni; da una nuova formulazione
del sistema delle prove, con possibilità anche di utilizzare elementi raccolti
nella fase iniziale, e dovrà rafforzare, secondo una tendenza peraltro già
manifestata sulla base delle esperienze di altri Paesi europei, i poteri del
giudice nella conduzione del processo.
Credo che solo attraverso interventi che mirino a contenere significativamente
la domanda di giustizia, valorizzando anche procedure di risoluzione
alternativa del contenzioso, e che realizzino subito la modernizzazione
e semplificazione del processo civile, sarà possibile restituire efficienza
al sistema giustizia in Italia, in modo da garantire al Paese ed alla
sua magistratura il conseguimento di quegli standard che costituiscono il
patrimonio dei maggiori Paesi europei.
E questa è una sfida esaltante non solo per la politica, ma per tutti gli
operatori giudiziari, ed è una sfida alla quale nessuno vuole e può sottrarsi.
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