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Patrizia Morabito<br />

anni fa l’art. 47 quater, che imponeva ai magistrati investiti di responsab<strong>il</strong>ità<br />

organizzative (direttivi e semidirettivi) la sorveglianza delle cancellerie e<br />

l’istituzione di riunioni periodiche di confronto e dialogo con i magistrati<br />

addetti agli uffici, con <strong>il</strong> fine espresso d’uniformare giurisprudenza e prassi.<br />

Opportunità che può e deve essere letta come attenzione del legislatore a<br />

che l’amministrazione della funzione giurisdizionale, pur rispettosa dell’autonomia<br />

ed indipendenza di ciascun magistrato, costituzionalmente riconosciuta,<br />

non fosse però privata di occasioni di coordinamento, e che invece <strong>il</strong><br />

confronto fosse metodo di verifica della bontà delle scelte, non solo giurisprudenziali,<br />

ma anche organizzative, capace di segnalare un nuovo modo di<br />

lavorare, e contenente in sé, seppure in embrione, ulteriori potenzialità di<br />

espansione del metodo della condivisione.<br />

Questo Congresso è intitolato “Un progetto per la giustizia”, e pur senza<br />

negare affatto che alle carenze strutturali, di uomini e mezzi, già da tutti gli<br />

intervenuti ampiamente ribadite e lamentate, non possa sopperire la capacità<br />

organizzativa e professionale dei magistrati, tuttavia non possiamo per questo<br />

rinunziare alla propositività che è nello st<strong>il</strong>e del Movimento, che in questa<br />

sede intende lanciare una sfida per un rinnovamento culturale ancor più<br />

profondo, di cui ormai si sente <strong>il</strong> bisogno e per <strong>il</strong> quale i tempi appaiono<br />

maturi, e che investe la gestione organizzativa degli uffici stessi.<br />

Gestione organizzativa che <strong>il</strong> Movimento interpreta, in coerenza con la<br />

propria storia e con l’esperienza fin qui maturata, come una gestione diffusa,<br />

che attui l’organizzazione degli uffici giudiziari e delle singole sezioni attraverso<br />

i magistrati addetti, ciascuno dei quali non sia passivo destinatario di<br />

un’organizzazione verticistica e (potenzialmente) autoritaria, comunque da<br />

altri stab<strong>il</strong>ita, ma sia protagonista della realizzazione dell’organizzazione del<br />

proprio ufficio, alla cui elaborazione concorrere e contribuire, in una visione<br />

di dirigenza diffusa e che muova “dal basso”, in contrapposizione a modalità<br />

e criteri operativi imposti, e proprio in quanto tali, potenzialmente meno<br />

efficaci, comunque meno accettati.<br />

Si tratta di una vera e propria rivoluzione culturale che chiede ad ogni<br />

magistrato, anche <strong>il</strong> più giovane, di sentirsi concretamente protagonista<br />

dell’amministrazione e dell’andamento del proprio ufficio, e non solo degli<br />

affari o del ruolo affidatogli; consapevole che <strong>il</strong> migliore assetto e gestione<br />

del tutto sarà dovuto anche al proprio impegno, alla capacità di verificare le<br />

esigenze e proporre rimedi, con l’ottica più ampia di chi si sente parte attiva<br />

della complessa macchina giudiziaria e responsab<strong>il</strong>e dell’andamento ed efficienza<br />

di essa.<br />

Ecco che in tale ottica, pur nel rispetto delle prerogative e responsab<strong>il</strong>ità<br />

dei capi degli uffici e di coloro che siano investiti della presidenza delle singole<br />

sezioni, anche la cultura tabellare, da sempre difesa dal Movimento<br />

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