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Francesco Menditto<br />

- l’introduzione di fattispecie pericolose di <strong>il</strong>lecito “dell’apparenza”, che per<br />

la loro genericità suscitavano forte perplessità;<br />

- la previsione di un rigido sistema di obbligatorietà dell’azione disciplinare<br />

in cui veniva anche imposto l’obbligo di segnalare possib<strong>il</strong>i <strong>il</strong>leciti a una pletora<br />

di soggetti (dirigenti degli uffici, presidenti di sezione, presidenti di collegio)<br />

che, in caso di omessa segnalazione, erano essi stessi disciplinarmente<br />

sanzionati;<br />

- l’amplificazione dei poteri del Ministro, con l’introduzione dell’iniziativa<br />

ministeriale in tema di trasferimento (disciplinare) per incompatib<strong>il</strong>ità.<br />

Pur se le modifiche introdotte nel novembre 2006 hanno temperato alcuni<br />

effetti della riforma, si coglie tra i colleghi - in particolare tra quelli più<br />

esposti per le funzioni svolte, per le condizioni drammatiche in cui lavorano,<br />

per l’operare in piccoli uffici o con dirigenti con evidenti limiti - una crescente<br />

preoccupazione. Vi è <strong>il</strong> timore per <strong>il</strong> possib<strong>il</strong>e ut<strong>il</strong>izzo dello strumento<br />

disciplinare (e della iniziativa di trasferimento per incompatib<strong>il</strong>ità) nel<br />

quale confluiscono talvolta ispezioni ministeriali su cui pure si nutrono<br />

dubbi e perplessità perché talvolta dirette a sindacare lo stesso esercizio della<br />

giurisdizione, talvolta finalizzate ad interferire con le indagini e i processi<br />

in corso, altre volte concluse con addebiti di ritardi o altre inosservanze di<br />

carattere formale senza tenere conto delle concrete condizioni in cui <strong>il</strong> magistrato<br />

lavora.<br />

Pur consapevole dell’importanza della r<strong>il</strong>evanza di tutte le perplessità che<br />

ho individuato, per rimanere al tema del Congresso mi limiterò ad affrontare<br />

l’ultima delle preoccupazioni che ho indicato, in cui vi è comunque <strong>il</strong> rischio<br />

che l’esercizio dell’azione disciplinare possa in qualche modo influire<br />

sull’esercizio autonomo e indipendente della giurisdizione e sul lavoro del<br />

magistrato, alimentando comportamenti difensivi o anche posti in essere in<br />

un’ottica di burocratico rispetto delle norme diretto a evitare effetti pregiudizievoli.<br />

Anche per i rischi che si paventano si sta sv<strong>il</strong>uppando in questi mesi una<br />

serrata discussione sulla individuazione di indici di definizione, standard<br />

medi o carichi esigib<strong>il</strong>i intesi come indici rivelatori da un lato del cattivo<br />

funzionamento dell’ufficio, dall’altro tali da garantire al magistrato che rispetti<br />

le soglie individuate da effetti pregiudizievoli, come procedimenti disciplinari<br />

o valutazioni di professionalità negative sganciate dalla realtà concreta<br />

nella quale si opera.<br />

Chi lavora negli uffici di merito sa che le condizioni di lavoro sono diffic<strong>il</strong>i,<br />

in particolare in molte realtà del sud e spesso nei piccoli uffici.<br />

Chi è in magistratura da qualche anno ha percepito in modo empirico<br />

l’aumento progressivo della qualità del lavoro, confermata da tutti i dati statistici,<br />

ma anche la maggiore complessità delle questioni che si affrontano.<br />

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