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Carlo Coco<br />

segretario di Magistratura indipendente<br />

Un progetto per la giustizia<br />

Questo nostro Congresso cade in un momento di crisi e di travaglio<br />

dell’Anm sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o dei rapporti interni ed esterni della magistratura associata.<br />

Sono giunti al pettine e si stanno esprimendo gli effetti di una sconfitta<br />

storica, quella definitivamente maturata, dopo cinque anni di contrasti e di<br />

mob<strong>il</strong>itazione, con la definitiva entrata in vigore di una riforma<br />

dell’ordinamento giudiziario che, pur presentando alcuni ut<strong>il</strong>i elementi innovativi,<br />

segna tuttavia un evidente arretramento e una compressione del<br />

ruolo della magistratura, ed altri probab<strong>il</strong>mente ne prelude se non saremo<br />

capaci di un’inversione di rotta.<br />

È regola di democrazia e dell’esperienza storica che in questi casi ci si interroghi<br />

sui perché e vengano messi in discussione gli assetti, <strong>il</strong> cui malfunzionamento<br />

ha prodotto <strong>il</strong> risultato. Che questo stia avvenendo è plasticamente<br />

evidenziato dagli eloquenti risultati delle ultime elezioni del Cdc, tuttavia<br />

inascoltati, come già rimase inascoltata la proposta programmatica e<br />

d’azione espressa dall’assemblea straordinaria dell’Anm del 26 novembre del<br />

2006. È evidenziato dalla vivacità del dibattito critico nei confronti dell’Anm<br />

e delle correnti che si sv<strong>il</strong>uppa liberamente, e a mio parere positivamente,<br />

fra i colleghi. È ancor più evidenziato dal fatto che nonostante gli indici del<br />

malessere cui ho fatto cenno, l’Anm si presenti oggi di fronte ai colleghi e<br />

nello svolgimento dei suoi compiti di rappresentanza esterna con una giunta<br />

maggioritaria, non unitaria ed anzi, alla luce delle più recenti vicende, antiunitaria.<br />

Io rappresento <strong>il</strong> Gruppo di Mi che è appunto estraneo alla giunta ed è<br />

all’opposizione. Cioè la punta di un iceberg di critica e di non identificazione<br />

dei colleghi, anche dei tanti colleghi che non aderiscono affatto a questo<br />

gruppo, rispetto al permanere in seno all’Anm di logiche, equ<strong>il</strong>ibri e rituali<br />

vecchi, errati, controproducenti, che hanno già prodotto e, se invariati, produrranno<br />

ancora danni alla giurisdizione e al suo rapporto con la generalità<br />

dei cittadini, dai quali - è bene ricordare - riceviamo la nostra legittimazione<br />

quando pronunciamo i nostri provvedimenti «in nome del popolo italiano».<br />

L’ampia platea dei colleghi che partecipa al vivace dibattito che si svolge<br />

sulle ma<strong>il</strong>ing list è al corrente dei fatti e tuttavia pare necessaria una sintetica e<br />

sommaria ricapitolazione. Nel novembre scorso, rinnovato <strong>il</strong> nostro “parlamentino”,<br />

si aprì <strong>il</strong> dibattito sul programma che l’Anm avrebbe dovuto<br />

perseguire. Si segnalò subito <strong>il</strong> permanere del tutto invariato delle difficoltà<br />

interne alla giurisdizione e nei rapporti esterni con l’opinione pubblica e con<br />

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