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Un progetto per la giustizia
zionale costantemente fa riferimento. E allora, dopo aver notato con un po’
di stupore che l’abilità dialettica del Ministro si è esercitata per quasi venticinque
minuti sul processo civile e per quasi dieci secondi sul processo penale
(e la cosa ha un senso e un significato, che io leggo con preoccupazione,
come se sul processo penale non ci fosse più spazio alcuno al confronto),
vorrei portare il mio concreto contributo.
È chiaro che togliere la “monnezza” di Napoli non tocca ai giudici, perché
è compito del potere esecutivo. Ma noi non parliamo di questo, nella relazione
di Luca Palamara non si parlava di questo, così come non si parlava
degli strumenti più efficaci per rimpatriare i clandestini (quello è il problema
vero!). Si dicevano cose diverse, che mi sembra siano nell’ambito delle nostre
esperienze, delle nostre competenze. Si metteva in evidenza che un accentramento
emergenziale di competenze, senza alcun tipo di filtro preventivo,
senza alcun tipo di strumento di accompagnamento, può portare a due
conseguenze, che non sono nemmeno alternative, perché possono cumularsi
(al peggio non c’è mai fine): può far esplodere l’ufficio su cui si sono scaricate
queste competenze e può non risolvere il problema e quindi mantenere
poi la possibilità per chi vuole (e c’è sempre qualcuno che vuole) trovare
un capro espiatorio, indicarlo nel soggetto più “visibile”, quello cioè che ha
la toga addosso. Questo è il problema che noi ci dobbiamo porre, il problema
di vedere fino in fondo se gli strumenti attualmente esistenti, sia pure
con i necessari aggiustamenti, possono servire: le Dda, per esempio, esistono
e sono state effetto di riforme che hanno funzionato bene, perché si è
teso fino al limite massimo il criterio della competenza territoriale, ma non
si è rotto il problema cardine della competenza territoriale. Anche se il nostro
è un potere diffuso, è rimasto il principio che ognuno sia giudice, ma
nel territorio per il quale può e deve fare il giudice. Secondo elemento: ma
veramente pensiamo che il discorso dell’emergenza rifiuti di Napoli come si
è tentato di far trasparire dipenda da alcuni sconsiderati interventi della magistratura?
Questo si è tentato di contrabbandare, però è follia pura. Dipenderà
molto probabilmente da 14 anni di non governo equamente diviso tra
le parti politiche, ma sicuramente non dipende da interventi della magistratura,
che anzi è intervenuta in ritardo rispetto ad alcune cose che stiamo riscoprendo
adesso: se in una discarica si scaricano rifiuti tossici o nocivi senza
alcun tipo di sistema che ne neutralizzi gli effetti negativi sulla falda acquifera,
sul suolo, sull’ambiente, questo significa accendere la miccia di una
bomba non ecologica, ma di una bomba epidemiologica. Ed è compito della
magistratura impedire e reprimere questo.
Per quanto poi riguarda il discorso della clandestinità non so se sia costituzionale
o meno, non tocca a me stabilirlo, anche se nutro dubbi molto se-
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