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Giulia Bongiorno<br />

Giulia Bongiorno<br />

onorevole, presidente della Commissione Giustizia della Camera<br />

Desidero ringraziare per l’invito, e in particolare ringrazio <strong>il</strong> dottor<br />

Gioacchino Natoli perché, per la prima volta, un magistrato ha detto a un<br />

avvocato: «Parli pure quanto desidera!».<br />

Ma non approfitterò del tempo che mi è stato concesso e cercherò di<br />

essere sintetica.<br />

Ho ascoltato attentamente le introduzioni e mi ha colpito <strong>il</strong> fatto che<br />

quasi tutte fossero imperniate sulla domanda «È finita la luna di miele fra<br />

<strong>il</strong> Ministro della Giustizia e la magistratura?». Secondo me, la luna di miele<br />

non può dirsi finita per <strong>il</strong> semplice motivo che non è mai incominciata. Il<br />

Ministro della Giustizia è in carica da ventun giorni: personalmente credo<br />

molto nel suo programma, ma sarebbe strano se già in questa fase fossero<br />

scaturiti sentimenti da luna di miele. È troppo presto. Escluderei colpi di<br />

fulmine e altrettanto rapide rotture, anche perché nel campo della giustizia<br />

i problemi si sono accumulati negli anni, dunque in ventun giorni non è<br />

possib<strong>il</strong>e né innamorarsi di questo Ministro, né disamorarsene: per ora, si<br />

può soltanto attendere fiduciosi. In un sim<strong>il</strong>e contesto, l’unico sentimento<br />

che a mio parere possiamo unanimemente provare come operatori del settore<br />

è un disperato amore per la giustizia, da intendersi in termini concettuali.<br />

Ecco allora che, da innamorati della giustizia - e non del Ministro -,<br />

non possiamo non renderci conto di un bisogno comune: la giustizia deve<br />

diventare la priorità nell’agenda di governo.<br />

Intendo dire che, prima ancora di dividerci sulle singole questioni, occorre<br />

che ci impegniamo tutti a porre <strong>il</strong> problema giustizia come primario.<br />

E negli ultimi anni (senza distinzioni fra destra e sinistra - molti magistrati<br />

ricorderanno che sono stata al loro fianco in occasione di uno sciopero<br />

durante <strong>il</strong> ministero Castelli), anzi, forse addirittura da decenni, la giustizia<br />

non è stata la priorità per una specifica ragione: è considerata poco più che<br />

una fastidiosa, inevitab<strong>il</strong>e incombenza. La giustizia non ha, cioè, di per sé,<br />

appeal. Quando nel 2006 sono stata eletta per la prima volta, ho ricevuto<br />

una lettera da un vecchio avvocato: «Stai in guardia», mi ammoniva, «la<br />

giustizia non ha alcun fascino politico, non attira consensi: motivo per cui<br />

i governi tendono a trascurarla. Quando entra in gioco la giustizia nascono<br />

le divisioni».<br />

Me ne sono accorta in occasione dei miei primi interventi politici. Gli<br />

organizzatori dei convegni, infatti, dinanzi a un pubblico non tecnico mi<br />

sconsigliavano di affrontare <strong>il</strong> tema della giustizia, suggerendomi piuttosto<br />

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