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Carla Rufini ∗<br />

Unione nazionale giudici di pace<br />

Un progetto per la giustizia<br />

Ringrazio <strong>il</strong> presidente per avermi dato la parola e consentirmi di portare<br />

<strong>il</strong> saluto di tutti noi dell’Unione nazionale dei giudici di pace.<br />

La relazione del presidente dell’Anm ha messo in r<strong>il</strong>ievo la gravità della<br />

situazione degli uffici giudiziari e l’urgenza della riforma della giustizia. È arrivato<br />

<strong>il</strong> momento di entrare nel merito dei problemi per adottare con urgenza<br />

provvedimenti concreti e risolutivi.<br />

Anche la giustizia di pace deve essere coinvolta nel progetto riformatore.<br />

Sono trascorsi ormai tredici anni dall’entrata in funzione degli uffici del giudice<br />

di pace ed otto anni dall’impegno del Governo di riformare, a seguito<br />

dell’entrata in vigore del giudice unico, un istituto nato per assolvere ad obiettivi<br />

ed esigenze diverse da quelle attuali. In particolare da un giudice<br />

conc<strong>il</strong>iatore che si pronuncia secondo equità si è passati a un giudice professionale<br />

di primo grado che applica la legge sostanziale e processuale ed è investito<br />

della trattazione dei procedimenti civ<strong>il</strong>i, penali ed amministrativi di<br />

particolare r<strong>il</strong>ievo sociale come la sicurezza nella circolazione stradale e la<br />

mediazione penale, <strong>il</strong> controllo sull’espulsione di clandestini, la tutela del<br />

consumatore. Non è più adeguata per questo la qualifica di giudice onorario,<br />

che presuppone un impegno molto limitato e lo svolgimento di un’attività<br />

assolutamente secondaria, non sovrapponib<strong>il</strong>e a un normale rapporto subordinato<br />

quale quello che si è realizzato e instaurato di fatto.<br />

Per via di successivi ed innumerevoli interventi legislativi è venuta una irreversib<strong>il</strong>e<br />

stab<strong>il</strong>izzazione della funzione giudiziaria del giudice di pace, della<br />

quale tutti auspicano <strong>il</strong> rafforzamento, per attuare, mediante l’aumento delle<br />

competenze, un ulteriore decentramento delle funzioni svolte oggi dai Tribunali.<br />

Tutto ciò però non può realizzarsi con situazioni anomale e fuori<br />

dalla Costituzione, dall’ordinamento giudiziario e dalla legge. La premessa<br />

della riforma è costituita dal riconoscimento ai magistrati di pace di uno status<br />

giuridico corrispondente alle funzioni svolte e quindi dal riconoscimento<br />

di un rapporto duraturo e dei diritti fondamentali che da esso derivano, di<br />

natura economica, previdenziale ed assistenziale nonché delle garanzie ordinamentali<br />

di indipendenza del giudice. Le scelte da adottare possono essere<br />

diverse, ma devono partire da un’individuazione certa delle funzioni e da<br />

un’analisi corretta delle realtà degli uffici e delle risorse disponib<strong>il</strong>i. A tal<br />

proposito, hanno destato stupore alcune affermazioni di ex Ministri della<br />

∗<br />

Il testo è stato elaborato dal Segretario generale dell’Unione nazionale giudici di pace, avv. Gabriele<br />

Longo.<br />

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