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Un progetto per la giustizia
professionalità altrui, puntando su tali attitudini nel momento della selezione
e valutando in seguito l’adeguatezza della loro effettiva esplicazione.
Un Consiglio, quindi, consapevole della gran responsabilità di cui è
portatore nel momento in cui esercita la propria discrezionalità e che si
muove sul piano dell’assoluta trasparenza nei criteri di trattazione delle
pratiche, nell’attenzione ad una motivazione adeguata del provvedimento
amministrativo per rendere chiaro e leggibile il percorso seguito nella scelta,
nella coerenza dei criteri adottati in occasione delle diverse procedure,
nella valorizzazione del dibattito e del confronto in occasione della seduta
pubblica che raccoglie i voti.
Ovviamente la selezione risente ancora di fonti di valutazione non
sempre complete ed esaurienti, e sicuramente risultati più soddisfacenti
potranno essere raggiunti quando anche il nuovo sistema di valutazione
della professionalità opererà a regime.
Forte dell’attività finora svolta, auspico che il Consiglio superiore prosegua
sulla strada della professionalità e della responsabilità, sulla strada
della gestione ragionata dei carichi di lavoro degli uffici, sulla strada del reale
controllo del comportamento dei dirigenti nella predisposizione di
moduli organizzativi efficienti, al fine di migliorare la qualità della giurisdizione.
In conclusione consentitemi un’osservazione da magistrato associato.
Da questo Congresso deve emergere una sola richiesta, chiara e precisa,
quella di una responsabilità condivisa tra politica e magistratura.
Il nostro Paese ha bisogno, anche per essere nuovamente competitivo,
di progetti di razionalizzazione, di semplificazione, di rinnovamento organizzativo,
di recupero complessivo di funzionalità della giustizia. Occorre
investire fortemente sulla professionalità, sull’organizzazione degli uffici,
sulla dirigenza adeguata, sulla ragionevole durata del processo.
Per parte sua il Consiglio è pronto ad assumersi questa “responsabilità”
per consentire un recupero di credibilità della magistratura e della giurisdizione.
Da soli non possiamo fare “miracoli”.
Per questo, nel doveroso, dialettico e corretto confronto, dobbiamo
auspicare che la politica voglia condividere il “circuito della responsabilità”
che la magistratura ha già iniziato a percorrere.
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