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Un progetto per la giustizia<br />

razione condivisa, dalla funzionalità dimostrata, dalla logica di «collaborazione<br />

e buona amministrazione» (M. Sciacca, Gli strumenti di efficienza del sistema<br />

giudiziario, in Riv. dir. proc., 2007, 655) che è sottesa all’iniziativa.<br />

Peraltro la caratteristica di questa dimensione d’azione è di essere ancorati<br />

alla dimensione locale al fine di adattare alle esigenze e alle specificità del<br />

singolo ufficio giudiziario le regole preferib<strong>il</strong>i (si veda, per una lettura del fenomeno<br />

in chiave organizzativa, lo studio del Comiug, a cura di L. Verzelloni,<br />

Analisi organizzativa degli osservatori e dei protocolli d’udienza, diffuso in occasione<br />

della Terza assemblea degli Osservatori, Salerno 1-2 giugno 2008 e<br />

in corso di pubblicazione nei Quaderni di giustizia e organizzazione). Ciò significa<br />

che prescrizioni ritenute praticab<strong>il</strong>i e ut<strong>il</strong>i in una sede e che potrebbero<br />

rivelarsi di intralcio in altra non troveranno colà applicazione, sostituite da<br />

altre prassi uniformi, pur sempre costituenti un progresso rispetto<br />

all’anarchia altrimenti registrata nelle sedi maggiori.<br />

2. Il rito e i riti civ<strong>il</strong>i<br />

È interessante notare che <strong>il</strong> tema dei protocolli e delle prassi virtuose ha<br />

funzionato di volta in volta da spinta o da legame per gli Osservatori in ragione<br />

della ricorrente necessità di orientare l’interpretazione delle riforme<br />

legislative succedutesi frequentemente a partire dal 1995. È questo un altro<br />

punto qualificante per una maggiore efficacia della risposta di giustizia<br />

dell’apparato, ricercata dall’<strong>Associazione</strong> con i mezzi disponib<strong>il</strong>i: convegni<br />

in sede centrale e locale, anche con attenzione alle riforme in settori specialistici<br />

(pensiamo agli incontri di studio dedicati al diritto di famiglia), partecipazione<br />

e interventi con audizioni e documenti presentati in sedi scientifiche<br />

e istituzionali. L’inseguirsi di modifiche al rito civ<strong>il</strong>e ordinario, l’introduzione<br />

del rito societario, impostato su un modello di processo scritto dissim<strong>il</strong>e<br />

da quello comune, le vicende espansive di esso e gli interventi della<br />

Corte costituzionale, la compresenza per molti anni del vecchio rito per le<br />

cause attribuite alle sezioni stralcio, l’estensione del rito del lavoro alle controversie<br />

locatizie prima, a quelle relative all’infortunistica stradale più di recente,<br />

la molteplicità di procedimenti varati con la riforma del diritto fallimentare,<br />

la varietà di riti a cognizione piena, camerale o incerta (come nelle<br />

domande spiegate ex art. 709 ter cpc) delle controversie in tema di famiglia e<br />

minorenni hanno causato una moltiplicazione di riti che è fonte di grave<br />

turbamento. Non solo tale pluralità costituisce impedimento ad un sicuro<br />

svolgersi dell’attività difensiva, per la fac<strong>il</strong>ità con cui si incorre in errore nella<br />

scelta del rito e nel rispetto di scansioni e decadenze previste da ciascun<br />

processo, ma <strong>il</strong> carico di cancelleria, per la diversità dei canali assunti da cau-<br />

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