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Scarica il pdf - Associazione Nazionale Magistrati

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Un progetto per la giustizia<br />

Da tempo si tenta, da qualche parte, di indurre nel Paese la suggestione<br />

per la quale qualche grado di indipendenza in meno dei magistrati è <strong>il</strong><br />

prezzo da pagare per un migliore funzionamento della giustizia. Suggestione<br />

alla quale può reagire <strong>il</strong> giurista. Forse.<br />

Per questo dobbiamo capire <strong>il</strong> valore democratico dell’efficienza, perché<br />

è <strong>il</strong> processo che funziona che fa accettare socialmente la sentenza,<br />

non <strong>il</strong> suo valore formale.<br />

Ma anzitutto, dobbiamo accettare <strong>il</strong> valore costituzionale della professionalità,<br />

cioè la capacità del giudice di essere fedele alla legge. È la fedeltà<br />

alla legge che legittima un potere svincolato dal principio di maggioranza,<br />

e consente che si assolva anche quando tutti i giornali condannano.<br />

La riforma ci ha consegnato due istituti fondamentali: la temporaneità<br />

degli incarichi direttivi ed i controlli di professionalità periodici. Essi possono<br />

essere attuati in due modi: possono impiegatizzare <strong>il</strong> giudice, chiudendolo,<br />

ma anche rassicurandolo, dentro protocolli di lavoro sindacali, di<br />

tipo difensivo, che consentano di tener d’occhio uno standard di sufficienza<br />

e di ripararsi dai più bravi e motivati che alzano la media, oppure<br />

possono attuare, in modo garantito dall’autonomia, un controllo sul merito<br />

e sulle attitudini.<br />

Il Consiglio superiore della magistratura sta provando.<br />

L’<strong>Associazione</strong> sta provando.<br />

E lei sa, Signor Ministro, che non si tratta di cose fac<strong>il</strong>i. L’<strong>Associazione</strong><br />

soprattutto sta facendo capire ai magistrati che la professionalità è la vera<br />

giustificazione dell’indipendenza, perché è la capacità di rispondere sempre,<br />

anche con lo stesso strumento legislativo, alla realtà che muta, che<br />

giustifica <strong>il</strong> cosiddetto potere diffuso del giudice. Un valore costituzionale<br />

di cui riteniamo l’assoluta modernità, ma che dobbiamo attuare in modo<br />

più adeguato.<br />

Non si può accettare che sia io stesso a giudicare la mia professionalità.<br />

Può farlo l’autonomia dei magistrati, se accetta di pagarne <strong>il</strong> prezzo, e se<br />

comprende che questa potrebbe essere, per molto tempo, l’ultima occasione<br />

di dimostrare la sua adeguatezza storica.<br />

Abbiamo bisogno di processi che permettano di accertare i fatti e di<br />

decidere. Abbiamo bisogno si prenda atto che dall’unità d’Italia è cambiato<br />

<strong>il</strong> Paese e dunque di rivedere le circoscrizioni, anche per andare incontro<br />

ad esigenze di semplificazione del sistema, e renderlo meno apparentemente<br />

complesso e più leggib<strong>il</strong>e dall’opinione pubblica.<br />

Noi magistrati abbiamo negli anni elaborato progetti, grandi e piccoli,<br />

ed abbiamo dato vita a prassi che hanno affrontato la realtà. E quando sono<br />

arrivate alcune riforme, tutte di settore, e tutte prive di una visione<br />

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