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vol I 685 [PDF] - Compagnia di San Paolo

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povere figlie piemontesi, legittime e nobili, con preferenza per quelle provenientidalle famiglie Tana e Provana, e per quelle monacate come CarmelitaneScalze 162 . Il conte Canibus, fideiussore nel 1716 per una certa Duca, che entròcome pensionaria, nel suo co<strong>di</strong>cillo del 1704 aveva già incaricato l’erede <strong>di</strong>pagare alla <strong>Compagnia</strong> <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Paolo</strong> lire 10.000 a titolo <strong>di</strong> elemosina 163 . Quandonel 1682 il fratello del marchese Tommaso Pallavicino morì incaricandolo<strong>di</strong> impegnare in opere pie «qualche suo denaro», la scelta <strong>di</strong> Tommaso caddeproprio sulla <strong>Compagnia</strong> <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Paolo</strong> e sul Soccorso: egli donò infatti alla<strong>Compagnia</strong> quin<strong>di</strong>ci luoghi sul Monte <strong>di</strong> <strong>San</strong> Giovanni Battista con l’obbligo<strong>di</strong> impiegare i proventi annui a beneficio del Soccorso 164 . Ancora nel 1704, lostesso marchese donò altri sette luoghi e mezzo del Monte <strong>di</strong> <strong>San</strong> GiovanniBattista con la stessa destinazione 165 . Il ruolo <strong>di</strong> patrono che i fideiussori ricoprirononon era quin<strong>di</strong> frutto <strong>di</strong> un rapporto episo<strong>di</strong>co con l’istituzione ela <strong>Compagnia</strong>, ma parte <strong>di</strong> una catena <strong>di</strong> scambi e <strong>di</strong> una relazione duratura,<strong>di</strong> cui sovente il lascito testamentario costituiva solo l’epilogo personale. Ifamigliari infatti avrebbero continuato a godere del potere e del prestigio chederivava dal ruolo <strong>di</strong> patrono ere<strong>di</strong>tato attraverso il lascito del defunto.A completamento del quadro va preso in considerazione anche l’Ufficiopio, che assunse le vesti <strong>di</strong> patrono e intervenne nel pagamento delle pensioni<strong>di</strong> <strong>di</strong>verse giovani del Soccorso. Tale opera, infatti, consisteva in un fondoche aveva fra i suoi scopi l’aiuto ai poveri vergognosi, categoria a cui sono daricondurre le giovani del Soccorso 166 .La fondazione <strong>di</strong> piazze private introdusse dei significativi mutamentinel sistema <strong>di</strong> protezioni che spesso conduceva le giovani ad una delle istituzionidella <strong>Compagnia</strong>. L’accesso a quelle piazze infatti non <strong>di</strong>pendeva più162Ringrazio la professoressa <strong>San</strong>dra Cavallo che mi ha dato queste informazioni, raccoltenell’ambito dei suoi stu<strong>di</strong> sulla carità torinese.163Nel documento <strong>di</strong>spone che il red<strong>di</strong>to derivante da tale somma sia utilizzato per pagarein perpetuo lire 300 annue all’Ospedale <strong>di</strong> carità, e che il restante sia dato all’Opera del rifugio<strong>di</strong>retta dalla <strong>Compagnia</strong> <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Paolo</strong> e qualora fosse stata abolita alla Casa del soccorso(assP, I, CSP, Lasciti, 144, fasc. 284/2, legato Valperga Canibus Anna).164ASSP, I, CSP, Lasciti, 120, fasc. 190/1.165Ibid., fasc. 190/2.166Il fondo fu costituito con alcune donazioni fatte a partire dal 1595 da padre Magnano eda altri confratelli, col quale si stabilì <strong>di</strong> adempiere a quattro scopi specifici: la celebrazione <strong>di</strong>tre messe quoti<strong>di</strong>ane per i defunti della <strong>Compagnia</strong>; la costituzione ogni anno <strong>di</strong> quattor<strong>di</strong>cidoti <strong>di</strong> 30 ducatoni caduna, sei delle quali dovevano essere <strong>di</strong>stribuite il giorno della conversione<strong>di</strong> san <strong>Paolo</strong>, sei il giorno del suo martirio e due il giorno dell’Assunzione della BeataVergine; terzo scopo era vestire ogni anno un certo numero <strong>di</strong> fanciulle il giorno dell’ImmacolataConcezione, e infine <strong>di</strong>stribuire il rimanente a favore dell’Opera del soccorso, deipoveri vergognosi, dei carcerati e degli orfanelli (Tesauro, 2003, pp. 228-230).104

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