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vol I 685 [PDF] - Compagnia di San Paolo

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dell’iniziativa privata e l’immagine del povero stesso acquisì una connotazionestereotipata.Siamo davanti ad un povero che la Farrell-Vinay raffigura bene come ilburattino <strong>di</strong> Geppetto: «spensierato, imprevidente, pigro per natura». La societàdel tempo considerava il vagabondaggio come «una libera scelta, quasiche i poveri potessero scegliere» 24 <strong>di</strong> vivere in modo <strong>di</strong>verso. Il povero ricevevaun <strong>di</strong>verso trattamento a seconda che fosse abile al lavoro o meno. Nel primocaso, infatti, veniva perseguito penalmente, nel secondo gli era «concesso»implicitamente <strong>di</strong> men<strong>di</strong>care. Si creava così una doppia figura <strong>di</strong> povero,quello «buono», sciagurato e menomato fisicamente, per il quale era preclusaogni forma <strong>di</strong> recupero attraverso il lavoro, e il povero «cattivo», autore dellapropria sfortuna perché considerato «non <strong>di</strong>sposto» a trovare un’occupazione.La trasformazione del povero-Pinocchio in bambino-citta<strong>di</strong>no potevaavvenire solo attraverso lo strumento salvifico del lavoro, «unica via <strong>di</strong> sopravvivenzaaperta ai poveri […] senza illusioni <strong>di</strong> facili arricchimenti» 25 .La normativa sull’assistenza non faceva che riproporre questo modello,<strong>di</strong>menticando le esigenze delle persone in <strong>di</strong>fficoltà ed occupandosi dei men<strong>di</strong>cantisolo in termini <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne pubblico. Possiamo <strong>di</strong>re a buon grado che nonesisteva <strong>di</strong> fatto una normativa sull’assistenza e purtroppo «si riduceva la <strong>di</strong>stanza,agli occhi degli uomini <strong>di</strong> governo, tra men<strong>di</strong>cità e criminalità in sensostretto; più facile e frequente <strong>di</strong>veniva il collegamento tra la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> miserabilee il tribunale e la prigione». Il problema del pauperismo veniva ridottoalla semplicistica idea <strong>di</strong> ozio <strong>vol</strong>ontario e affrontato con sempre maggiorfrequenza «con gli strumenti della legge penale e della struttura <strong>di</strong> polizia» 26 .L’e<strong>di</strong>tto regio del 1836 pose, pertanto, le basi per un rior<strong>di</strong>no delle operepie solo dal punto <strong>di</strong> vista finanziario. All’indomani della costituzione delloStato unitario, con la legge del 3 agosto 1862, si giunse all’estensione delmodello piemontese a tutte le province. All’unificazione politica seguì quellaamministrativa, che, tuttavia, mostrò in tempi brevi la sua <strong>di</strong>fficile generalizzabilità.Dal punto <strong>di</strong> vista dell’organizzazione dell’assetto sociale, invece, lalegge del ’62 27 non apportò cambiamenti significativi, anzi sancì il sostanziale<strong>di</strong>stacco dello Stato, legittimando il «quasi totale <strong>di</strong>simpegno pubblico sullamateria» 28 . Il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> amministrarsi liberamente secondo gli statuti, gli atti24Farrell-Vinay, 1997, pp. 14-15.25Ibidem.26Levra, 1988, p. 187.27Legge Rattazzi, 3 agosto 1862, art. 4.28Lepre, 1988, p. 9. Come riporta l’autore, «gli unici interventi pubblici <strong>di</strong> tutela previsti190

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