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vol I 685 [PDF] - Compagnia di San Paolo

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la madre e il fratello tre<strong>di</strong>cenne 122 . Poche annotazioni ci informano che fu ammessa«stante la specialità del caso», ma che era «sprovvista d’ogni bene e <strong>di</strong>fortuna fuorché <strong>di</strong> sanità» ed era perciò «desiderosa <strong>di</strong> occuparsi <strong>di</strong> qualchelavoro con cui potesse mantenersi». Non doveva tuttavia essere priva <strong>di</strong> queilegami <strong>di</strong> patronage che si rivelavano utili per accedere alle risorse assistenzialidella città. Essa entrò infatti al Soccorso occupando una piazza pensionaria<strong>di</strong> cui la contessa Paola <strong>di</strong> Piossasco 123 pagò la retta per due mesi, inattesa che si rendesse libera una piazza <strong>di</strong> seconda regola, e con un modestofardello ricevuto dal re 124 . Quest’ultimo mostrò in più occasioni la sua attenzioneverso le giovani cattolizzate. Nel 1725 ad esempio, fu ammessa ad unapiazza <strong>di</strong> seconda regola una giovane <strong>di</strong> cui non viene annotato altro se nonche professava la religione ebraica e che entrò per or<strong>di</strong>ne del sovrano. Unasituazione analoga si era già presentata nel 1716, quando il sovrano donò alSoccorso il denaro derivante dall’Economato dei benefizi vacanti per pagarela pensione <strong>di</strong> un’ebrea cattolizzata 125 .Oltre a Gioanna Mojetta e a Maddalena Kramerin ci fu un altro unicoingresso che non è riconducibile a un’abiura dalla religione ebraica: avvennenel 1686 e riguardò una bambina <strong>di</strong> 6 anni originaria delle valli <strong>di</strong> Luserna.Essendo luogo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione della religione valdese è presumibile che quellafosse anche la religione originaria della bambina.Dalle informazioni frammentarie sul periodo trascorso dalle cattolizzatenel Soccorso non si intravedono <strong>di</strong>fferenze rispetto alle altre internate. Itempi <strong>di</strong> permanenza non dovevano essere molto lunghi. Per Giovanna MariaBatta ad esempio, che entrò nel luglio 1681, pur non essendo in<strong>di</strong>cata la data<strong>di</strong> uscita, deduciamo che doveva essere prevista la consueta permanenza <strong>di</strong>122Ringrazio il professor Luciano Allegra che mi ha dato la possibilità <strong>di</strong> incrociare i dati relativialle cattolizzate entrate al Soccorso con quelli riguardanti le giovani accolte nell’Ospiziodei catecumeni, raccolti nell’ambito dei suoi stu<strong>di</strong>. Devo tuttavia precisare che il caso menzionatoè uno dei pochi che sono riuscita a identificare, perché quasi sempre nella documentazionedel Soccorso le figlie cattolizzate sono in<strong>di</strong>cate solo col nome e senza altre informazioni.123È designata anche come la baronessa Bianco. Fu infatti la prima moglie <strong>di</strong> Carlo FrancescoAntonio Giacinto Bianco, infeudato del feudo <strong>di</strong> Barbania nel 1772, ufficiale del reggimentodella regina col grado <strong>di</strong> colonnello dal 1793 e <strong>di</strong> briga<strong>di</strong>ere <strong>di</strong> fanteria dal 1796. Sisposarono nel 1736 e nel 1737 ebbero una figlia, Felicita Giuseppina Lodovica che sposò nel1753 il conte Gaspare Luigi Bianco <strong>di</strong> <strong>San</strong> Secondo. Paola <strong>di</strong> Piossasco era la figlia <strong>di</strong> CarloLodovico Gaetano, <strong>di</strong>scendente della linea Piossasco de Feys, e <strong>di</strong> Maria Giulietta Batthyany.Nacque a Milano, il padre fu maresciallo, tenente in Austria (1733), governatore <strong>di</strong>Cremona (1720) e governatore <strong>di</strong> Sega<strong>di</strong>co in Ungheria (Manno, 1865-1906, <strong>vol</strong>l. II e XX).124ASSP, I, Socc., Or<strong>di</strong>nati, 251, or<strong>di</strong>nato del 30 gennaio 1763.125ASSP, I, CSP, Repertori dei lasciti, 163, s.v. «Soccorso», or<strong>di</strong>nati del 22 luglio 1725 e del23 agosto 1716.93

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