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vol I 685 [PDF] - Compagnia di San Paolo

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effettuare qualsiasi valutazione in merito. La risposta della Congregazionenella persona del suo rettore, il colonnello Michelangelo Vasco, <strong>di</strong> fronteall’ingerenza del potere centrale fu <strong>di</strong> sostanziale ostruzionismo. La documentazionerichiesta non fu mai presentata, se non in minima parte, e l’unicotesto al quale si chiedeva <strong>di</strong> far riferimento era l’opera del conte EmanueleTesauro (del 1701), che «racchiude la storia e gli statuti che servirono e servonoalla <strong>Compagnia</strong> <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Paolo</strong> nell’amministrazione delle opere pie da essa<strong>di</strong>pendenti» 38 . Spazientito, il ministro Galvagno <strong>di</strong>ede or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> procedere conil decreto affinché venissero attuate «quelle oneste e misurate riforme chela ragione dei tempi reclama e la pubblica opinione consacra». L’«onesta emisurata riforma» prevedeva l’inse<strong>di</strong>amento <strong>di</strong> un nuovo Consiglio <strong>di</strong> amministrazionecomposto per 25 unità da rappresentanti del Consiglio comunale<strong>di</strong> Torino e per 15 unità da membri della <strong>Compagnia</strong>. Il Presidente era <strong>di</strong> nominaregia e l’amministrazione suddetta rimaneva in carica per cinque anni.Il re appose la sua firma il 30 ottobre 1851 e segnò così la nascita della «DirezioneCentrale delle opere <strong>di</strong> pubblica beneficenza della <strong>Compagnia</strong> <strong>di</strong> <strong>San</strong><strong>Paolo</strong>» oltre, <strong>di</strong> fatto, la fine della gestione <strong>di</strong>retta delle Opere da parte deicongregati, cui non rimaneva che l’«esclusiva competenza soltanto per le pratichemeramente religiose» 39 . Per <strong>di</strong> più, a fronte <strong>di</strong> un decreto che ritenevanoingiusto e incostituzionale, i <strong>San</strong>paolini decisero <strong>di</strong> persistere sulla strada dellanon collaborazione, rinunciando a nominare i propri 15 rappresentanti 40 . Ilrisultato <strong>di</strong> quest’azione <strong>di</strong> rifiuto portò alla firma <strong>di</strong> un nuovo decreto regio(11 gennaio 1852) in virtù del quale si assegnava la <strong>di</strong>rezione delle Opere aisoli 25 membri del Consiglio comunale. L’epitaffio della <strong>Compagnia</strong> vennescritto da Abrate, secondo il quale «per quasi tre secoli aveva tenuto il campo,nel Settecento aveva raggiunto la massima sua potenza, ed ora declinavasotto la ventata delle nuove idee» 41 . All’indomani <strong>di</strong> questa trasformazione sicrearono le con<strong>di</strong>zioni per dar vita al nuovo organismo bancario che gradualmenteconquistò un ruolo <strong>di</strong> primo piano nell’economia cre<strong>di</strong>tizia italiana.38Ibidem.39Abrate, 1963, p. 163.40«Per i confratelli <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Paolo</strong> fu un colpo durissimo. Essi avevano lottato, scritti memoriali,fruito delle influenze <strong>di</strong> cui <strong>di</strong>sponevano e […] tutto era stato vano. Scelsero così lavia peggiore: quella della resistenza passiva, dell’ostruzionismo, della non collaborazione»(Pautassi, 1961, p. 264). La strategia <strong>di</strong> non collaborazione fu decisa nella riunione plenariadella <strong>Compagnia</strong> del 4 gennaio 1852: 78 risultavano gli aventi <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> voto e, <strong>di</strong> questi, 75si <strong>di</strong>chiararono favore<strong>vol</strong>i ad una politica <strong>di</strong> opposizione senza compromessi. Cfr. ancheCrivellin, 2007, pp. 163-170.41Pautassi, 1961, p. 264.194

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